Uno dei pericoli maggiori che corrono i personaggi nazional-popolari in Italia è quello di lasciarsi fossilizzare da un'intervista di Cazzullo. È accaduto anche a Sorrentino, cazzi suoi.
Certo, uno non può essere scortese: se si presenta un importante inviato del Corsera, è difficile dire no. Ma, al contempo, non è necessario farsi mettere fango e sabbia addosso, da vivi. Si può essere sfuggenti, agili, evasivi, criptici. Saltare di palo in frasca. Evitare accuratamente il rimando al passato e, soprattutto, d'inciampare nella fogna del presente. Eccolo là, mani e piedi nella melma, a sentenziare sull'immobilismo degli italiani.
Tu sei immobile, come quelle cazzo di inquadrature immobili su volti che sono stereotipo puro, volti che non (mi) raccontano niente, volti che sono la cancellazione esatta del divenire. È evidente ti piaccia scimmiottare Parmenide; ne sia riprova il Papa giovane, opera patetica. Ho visto la prima puntata: mi ha annoiato più di una messa concelebrata.
E così apprezzi «la smodata determinazione» di Renzi «a cambiare l'atteggiamento rinunciatario di molti italiani. Disfattisti sino all'autoflagellazione»?
Ti dirò due cose: meglio essere rinunciatari e autoflagellarsi le palle da soli che coi tuoi film; infine, più che quello rinunciatario (in fin dei conti innocuo), sarebbe preferibile cambiare altri atteggiamenti (assai nocivi) degli italiani: quello di essere guitti, furbi, scaltri. E vedi il titolo.