Delle cronache storiche che giungono dalla Catalogna, la cosa che più mi ha colpito è stata la delegazione di indipendentisti sardi (Fronte Unidu, Comitadu Sardu) che si sono recati a Barcellona per occupare, con altri attivitisti locali, alcuni seggi elettorali installati nella città.
Non viene, tuttavia, specificato il motivo del loro nobile gesto di solidarietà, forse per folklore, giacché - in fondo in fondo - essere una regione autonoma in Italia, con tutti i benefici in termini di introiti statali che esso comporta in rapporto alle regioni che autonome non sono, è già una consolidata forma di indipendenza.
Riguardo al referendum catalano: boh, ne so poco, tutt'al più direi “massimo”. Un po' più di simpatie vanno ai locali ma non tanto perché essi riescano a diventare stato indipendente, quanto perché il loro movimento di popolo incrina, seppur debolmente, l'idea di Stato unitario, in particolare di uno a forma monarchica, come la Spagna (dato che la Catalogna diventerebbe repubblica, nevvero); questo, però, pur sempre con l'intento di ricrearne un altro che seguirà gli stessi movimenti e delle stesse forme del capitale. Già. I catalani non penseranno mica di diventare indipendenti anche dal vero padrone? Loro immaginano diventare uno Stato felice che trattiene tutta la ricchezza prodotta e la distribuisce in modo equo ai cittadini che ne fanno parte: col cazzo, cari catalani. O certo, sarete più efficienti, non darete più soldi a Madrid ladrona, ma... e poi? Non crederete mica che il vostro Pil sarà indipendente dal Pil castigliano, o europeo, vero?
Ciò nonostante, fate vobis e anzi: grazie per dare una scossettina geopolitica a questa addormentata Europa. Comunque, sappiate che sarebbe molto più rivoluzionario smettere di andare a vedere i blaugrana, il Camp Nou deserto mentre quei cazzoni dagli arti dipinti dribblano se stessi e si prendono a brani ché affamati dagli avanzi del capitale.