Vedere Daria Bignardi incaricata dirigere Rai Tre mi fa pensare al destino, al merito, alla carriera che trova compimento, alla letteratura come tiratura, all'arte come dissipazione, all'avanspettacolo, a Monica Vitti presa a schiaffi sonori da Giannini su uno scoglio, a uno scolio di Spinoza, come può uno scolio arginare il mare, ai ristoranti stellati d'anice, al vomito, all'alito di Edoardo Sanguineti dopo due pacchetti di Esportazioni senza filtro, a Castellito che si chiude in bagno a farsi una sega perché la moglie vuole un parere su una pagina decisiva del suo romanzo inedito, alle gocce di wc net che colpiscono le terga un attimo dopo l'evacuazione, al sistema fognario dell'aerea metropolitana milanese, alla dirittura morale di Maroni.
Soltanto da morti potremo sperare diventare zombi che prendono a brandelli la merda società. Tanti cicciolini e ciccioline dalla carne levigata dal fitness, dalla cucina vegana e dai gommage allo ylang ylang.
Se li vedete ridere per raccontarci che stiamo tutti bene, voltatevi da un'altra parte o alzate gli occhi in direzione di Ganimede: ci sarà più soddisfazione che farsi incantare da un modesto Hot Bird.