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giovedì 15 agosto 2019

Vinciamo la gara

E sicché la Russia, anziché concentrare le forze per spegnere le fiamme in Siberia, utilizza le sue migliori intelligenze - che poi, da morte, chiama "eroi" - per primeggiare nella nuova corsa agli armamenti. 
I vertici dello Stato hanno lasciato intendere che si trattasse di qualcosa di importante, comunicando testualmente in relazione al sinistro che "La Russia sta vincendo la gara delle armi nucleari nonostante l'incidente nella piattaforma sul Mar Bianco", disastro che ha fatto 5 morti e 3 feriti.
Bravi. Sono questi i progressi che l'umanità, anche quella russa, attende.

[Almeno in questo, per varie ragioni storiche e politiche, non ultime aver perso la guerra (e meno male la perse), lo Stato italiano - che pure butta via tanti soldi in armamenti - non spende quote del suo bilancio pubblico in ricerca & sviluppo di armi di distruzione di massa.]

Parallelamente ai fuochi e ai petardi (nucleari) russi, emblematico (!) è il disboscamento a ritmo serrato dell'Amazzonia che Bolsonaro persegue, politica che fa il paio, appunto, con quella di coloro che per avere la pace si preparano a fare la guerra.  È noto, infatti, che la deforestazione in Amazzonia abbia come obiettivo primario la creazione di ampie zone dedicate alla coltivazione del foraggio per gli animali (in particolare bovini) adatti alla macellazione e all'alimentazione umana: per tali ragioni, in risposta alle critiche unanimi di non fare niente per salvaguardare il polmone verde del mondo, quel merdaiolo del presidente brasiliano suggerisce, ai suoi cittadini e non solo, di mangiare e defecare meno.

Ma noi, cittadini ultimi e penultimi, sebbene non abbiamo poteri decisionali importanti (al massimo, votare ogni tanto per eleggere facce a culo con barbetta o senza), con i nostri consumi programmati, che cosa in concreto potremmo fare - oltre a fare la raccolta differenziata, vero, e a cacare metaforicamente in faccia agli stronzi che comandano e fottono noi e il mondo - non dico per impedire l'inesorabile catastrofe ambientale, ma almeno per procrastinarla quel tanto che basta per dare un segnale alle Autorità schiave del Capitale e della sua valorizzazione? 

Ci provo, per solidarietà con coloro che in questo momento stanno lottando: fare come a Hong Kong e bloccare tutti gli aeroporti del mondo (una settimana senza kerosene bruciato e sparso nella troposfera). E poi? Salire tutti in barca a vela e cagare in mare quanto ci va (forza Greta, bien sûr).

martedì 11 giugno 2019

domenica 17 marzo 2019

Immagine e identità dell'Italia oggi all'estero

Che gli dèi ulteriori non vogliano, ma se un domani qualche pazzo a bordo della propria Volvo elettrica arroterà Greta Thunberg, la prima cosa da verificare sarà vedere se all'interno dell'autoveicolo vi sarà esposta sul cruscotto, o appesa con un rosario allo specchietto retrovisore, l'immagine-santino di una stronza budella italiana dai capelli ossigenati.

sabato 22 dicembre 2018

Parlare chiaramente

Greta Thunberg, la giovane attivista svedese che le ha cantate secche ai convenuti della conferenza sul clima tenutasi in Polonia, è una comunista in pectore. Ma nessuno gliel'ha rinfacciato, forse - sorridono, sornioni, i conferenzieri - perché ha solo quindici anni, che vuoi, è una ragazzina ingenua, idealista, un giorno, se mantiene le promesse, un posto da eurodeputata non glielo toglierà nessuno.

Eppure, le parole di Greta Thunberg, se non saranno rubricate dentro un'innocua protesta ambientalista, potrebbero dare la stura a un movimento politico di protesta intergenerazionale e transnazionale, giacché, come lei stessa dice:
«If solutions within the system are so impossible to find, maybe we should change the system itself.»
Trovatemi un solo politico occidentale capace di parlare così.