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I tedeschi non hanno mai preso la musica francese seriamente. Quando
Debussy andò a visitare Brahms a Vienna, un domestico si presentò
alla porta. Debussy non aveva preannunciato la sua visita, ma poiché
si trovava a Vienna aveva pensato di andarlo a trovare. Bussò quindi
alla porta e, alla domanda del domestico che gli chiedeva chi dovesse
annunciare, rispose: «Sono Claude Debussy». Brahms gli fece
rispondere: «E chi mai sarebbe?», e Debussy replicò: «Un
musicista francese». Ma Brahms concluse facendogli riportare dal
domestico: «Non esiste nulla del genere», rifiutandosi quindi di
riceverlo. »
John
Cage, Lettera a uno sconosciuto, Edizioni
Socrates, Roma 1996 (p. 91)
«
In una lettera a Jacques
Doucet del 30 ottobre 1922 […], che è certamente tra le sue più
significative, Tristan Tzara scriveva: «Une autre partie de mes
poèmes parurent dans des revues italiennes […]. J'étais en
correspondance avec A. Savinio qui vivait à ce moment avec son frère
G. de Chirico, à Ferrare. Par lui, mon adresse se répandit en
Italie comme une maladie contagieuse. Je fus bombardé de lettres de
toutes les contrées d'Italie. Presque toutes commençaient avec
“Caro amico”, mais la plupart de mes correspondants me nommaient
“carissimo e illustrissimo poeta”. Cela me décida vite de rompre
les relations avec ce peuple trop enthousiaste. »
Fausto
Curi, Perdita
d'aureola, Einaudi,
Torino 1977
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Scovando, a distanza di pochi giorni, questi due frammenti, ne ho immaginato una connessione. Quale? Il pregiudizio. Vado sul facile. Ne ho anch'io molti. Potrei elencarli, ma non lo faccio per non dargli voce. Mi autocensuro? No, nascondo sotto il tappeto del pensiero le défaillance della ragione. In sostanza, conto sino a tre.
Ultimamente è tutto un contare. Neuroni che perdono tempo a difendersi da sé stessi. Dalle trame del pensare non scaturisce un pensiero fluido e cogente. Ho detto cogente e non coerente. La coerenza è confutabile. Da qui il blocco, anzi: il bloggo bloggeristico.
Scribacchio senza mira. Quante cilecche paratattiche. Consecutive e allusive. Confidenti nella bontà dell'interlocutore silenzioso che, aldilà dello schermo, consuma alcuni secondi di tempo alfabetico e di connessione per leggere (e comprendere?) un comunicante.
Quante volte, figliolo?
Tante. Una per post.