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sabato 3 gennaio 2015

Dare la paghetta

Un direttore di giornale che, alcuni anni fa, per passare il tempo, si organizzò un attentato fai-da-te, giusto per darsi un tono da martire della libertà di stampa, ieri ha scritto:
«prendendo per buono il calcolo fatto dal Movimento Cinque Stelle su quanto sono costati agli italiani 70 anni di carriera politica di Napolitano (16 milioni, cifra che fa conquistare all’uomo del Colle il primo posto fra gli esponenti della Casta: nessun altro infatti può vantare un curriculum parlamentare lungo mezzo secolo), ci permettiamo di ricordare che la “paghetta” del capo dello Stato è poca cosa se confrontata con il resto. Provate a calcolare ad esempio quanti punti di Pil è costata la stangata di Monti di cui Napolitano è stato il diretto ispiratore? »
Un paio di rilievi. 
Uno, per un direttore di giornale, prendere per buono il calcolo fatto da altri, in questo caso dal M5S, senza verificare a sua volta, o per il tramite dei propri collaboratori, se il dato è attendibile, è già indice di capziosità e negligenza. Inoltre, il conteggio effettuato dal M5S ha legittimità e valore di critica solo se è giustamente esteso a tutti i politici, giacché tutte le carriere politiche hanno un costo per gli “italiani” anche se durano lo spazio di un biennio ad occupare, per esempio, un posto da consigliere alla Regione Lombardia, a prescindere dalle risultanze dell'incarico elettivo.
Due, «la stangata di Monti di cui Napolitano è stato il diretto ispiratore» è stata deliberata nel Parlamento della Repubblica italiana da una maggioranza composita, di cui faceva parte anche il partito di cui era, ed è, presidente un simpatico pregiudicato al quale Belpietro ben si guarda dal fare i conti in tasca, presumo perché, se glieli facesse, temo dovrebbe cercare altrove la sua “paghetta”.

martedì 21 ottobre 2014

Bruttopietro

Da quando la fauna berlusconiana rimpozza nelle acque semitorbide dell'opposizione, non può in concreto portare una seria critica all'azione del governo Renzi, perché questa è, come dice lo stesso Berlusconi
«È un “revival” delle nostre ricette, condito da un po' di populismo e presentato con grande abilità.»
Allora, tal fauna anfibia sta lì a bagnomaria a sparare cazzate o a ingrossare la carica di risentimento del proprio alveo di ghiozzi. 
È il caso dell'editoriale odierno di Maurizio Bel?Pietro, dal titolo eloquente e programmatico: Tutti quei furbi che rovinano l'Italia (lo potete leggere gratis qui).
Scrive Belpietro ad inizio fondo:
«Non sono stato leghista neppure quando era di moda esserlo, ma dopo aver letto l’intervista che pubblichiamo all’interno penso che lo diventerò. »
Capite? Un prognata diventerà leghista perché un pensionato sardo ha confessato candidamente di aver trovato mille e tre espedienti pur di non lavorare in miniera e riscuotere lo stipendio lo stesso, fino a ricevere, appunto, la pensione.
Ora, lasciando perdere la ribattuta di chiedere a Belpietro cosa diventerà quando scoprirà che un allevatore di bovini da latte padano risulterà aver preso finanziamenti europei a ufo per la sua attività imprenditoriale, chiediamogli invece quanto segue: ammettendo che con un exploit nazionale della Lega tutti i furbi diventino diligenti cittadini irreprensibili che lavorano sodo, sudano e ruttano fuori dai pasti, nelle miniere del Sulcis a lavorare part-time ci va lui?

Part-time perché l'altrà metà giornata gli servirà per dirigere il quotidiano e scrivere editoriali da attentato vero e non fasullo.