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martedì 10 dicembre 2013

Risate a denti stretti

Dentro la politica ci sono troppe liti, poca scelta. Detesto il maggioritario, ho una vocazione proporzionale, minoritaria. A diciotto, diciannove anni (non ricordo) ho votato Democrazia Proletaria. Che bel logo che aveva, roba da fisting. Altro che gli attuali partiti che hanno i ditini da intrusione nasale o auricolare per estrarre materiale organico da leccarsi i baffi.

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Poco fa, Blob ha trasmesso uno stralcio della trasmissione di Celentano. Diceva cose su un palco. Argomentava. argh, argh, diceva cose sull'arte italiana che la Cina se la sogna, roba del genere, aggiungendo che, per salvarla, l'arte o l'Italia o tutt'e due, salvaguardarle, promuoverle si offriranno i grandi ricchi del Paese, Del Vecchio Luxottica, l'Editore che lo ospita in tv che non ha nominato per buon garbo (come si scrive il suono di uno sputo?), i padroni della Fiat (!), Prada e per chiudere argomento, arg., ha fatto la battuta che, dopo tale mecenatismo, i cammelli potranno riposarsi smettendo di attraversare laguna del lago (ho scritto apposta).
Ma la cosa più strana è che Celentano, in scena, indossasse lo stesso cappello del regista-demiurgo di Truman Show, Christof.
- Chi sei tu?
- Sono il creatore di uno show televisivo che dà speranza, gioia ed esalta milioni di persone.
- E io chi sono?
- Tu sei la star.
- Non c'era niente di vero.
- Tu eri vero: per questo era così bello guardarti.
Buongiorno. E casomai non vi rivedessi, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte. E vaffanculo e amen.

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Se avesse avuto il passaporto valido per l'espatrio, Berlusconi, anziché a Milanello, sarebbe andato a Johannesburg? Tra tanti porconi (non in rivolta) in abito da cerimonia (ma Sarcazzì era senza cravattì) anche il nostro ex presidente del consiglio dei ministri avrebbe fatto la sua lurida figura.

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Mary Barra sarà Ceo di General Motors per due motivi: 1) se ne intende di sospensioni a barre di torsione; 2) l'auto te la vende anche senza caparra.

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Avvertenza: non essendo stagione da pomodori, si consigliano arance non trattate.

sabato 24 agosto 2013

Il potere del cervello


Oggi, leggendo questo post di Phastidio, pensavo a come il potere del cervello abbia condotto l'umanità in un'assurdo cul-de-sac economico e finanziario, che per uscirne, per tentare di risolvere e sanare tutte le fottutissime assurdità volute dal Mercato, è inutile - come vogliono coloro che si sono arresi alla vulgata capitalista - dannatamente inutile abbandonarsi alle pie speranze di riforma del sistema, giacché siamo a un punto in cui, come ripete sovente Olympe de Gouges, che non sarà possibile risolvere alcun problema senza risolverli tutti. 
La classe dominante, come le tette della ragazza, occulta le informazioni e il nostro cervello, che non vede le scalette che ci fanno uscire dal nostro presente Truman Show, resta imbambolato a domandarsi se quelle tette sono finte o no, riformabili o meno, e alla maniera migliore per titillarle i capezzoli.
A proposito, i suoi avranno il piercing?

lunedì 16 aprile 2012

Volevo dire un'ombra

Blommers e Schumm, via, clicca su “Artists” e poi al nome degli autori
Se anche la tua ombra si appoggiasse sulla mia come una carezza e mi facesse così bello (ci facesse così belli), allora sicuro potrei prenderti per mano e portarti in cima a un colle per vedere se effettivamente sono io colui che pensa, che dice queste cose o qualcuno che si è preso la briga di passare per me stesso, di vivere in mia vece, io che invece, forse, avrei voluto vivere una vita diversa (ma quale?) e nessuno me lo dice. Ci pensavo, sai, ieri sera, togliendo dalla scatola della memoria l'immagine finale di un film che mi commuove sempre, che mai mi stanco di rivedere, quando lo passano in televisione. È The Truman Show, e per me Truman è un eroe, uno dei pochi personaggi in cui ancora mi identifico, uno che si sente, come dire, dentro una specie di limbo a vivere una vita per conto terzi e sogna un altrove (che ancora non è segnato in alcuna cartina), ma è bloccato da mille paure, a cominciare da quella della navigazione. Tutto intorno a me sembra così ben costruito e io dovrei essere, secondo i paradigmi della vita occidentale, quella persona che ha quasi tutto per essere felice e in pace con se stesso, e invece no, felice un cazzo, e non è detto che io cerchi necessariamente la felicità, forse fuggire, viverla nel ricordo, il solo luogo per poterla apprezzare pienamente. E così lascio fuggire solo la mia ombra; e anziché piangere rido, soltanto perché spargere lacrime mi costa più fatica e io sono, per natura, un indolente, un infingardo, uno che non osa mettere insieme un abc di sopravvivenza e partire (e patire).
Sono tante le ombre che ho mandato in avanscoperta per il mondo e mai nessuna è tornata indietro a riportarmi un Nuovo Mondo. Ombre poco valorose, incapaci di grandi navigazioni: mi assomigliano troppo, forse.
Ogni tanto alzo gli occhi al cielo per vedere se una nuvola bianca prendesse a parlarmi con una voce austera. Nuvole a forma di animale soprattutto, con cento bocche incapaci di parlare persino alle rondini. Non ne ho ancora viste una, a proposito. Chissà a che punto del viaggio sono, loro, che vanno avanti e indietro perché è questo che hanno sempre fatto da quando sono diventate rondini.
È questo che ho sempre fatto da quando sono diventato (ammesso e non concesso che lo sia diventato) un uomo. Volevo dire un'ombra.