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sabato 16 ottobre 2021

Viva Vera

«Manifestazioni in tutta Italia, alcune migliaia in piazza a Roma contro il certificato verde, a Bologna insulti a Liliana Segre.» Ansia notizie, prima pagina 15 e 16 ottobre.

Non ero a Bologna e dunque non posso né confermare, né smentire, ma posso ragionevolmente ritenere che, oltre a insultare (ma chi, ma come, ma perché?) la senatrice a vita Liliana Segre, alcuni manifestanti abbiano pure indirizzato insulti a qualche ministro dell'attuale governo in carica (ma non esplode?) o ex ministro bolognese, quello che considera il Certificato Verde frutto del genio italico. Epperò questi insulti non sono pervenuti alle cronache: misteri della stampa, bellezza.

Nello specifico, a me dispiace molto che si insultino tra loro persone che la pensano diversamente su una determinata questione, tanto più se nessuna di loro sia stata artefice della realizzazione di uno dei più schifosi ricatti contro la costituzione che un governo abbia mai legiferato nella storia repubblicana. Tuttavia, così come certuni talvolta accostano alla parola Dio e alla figura della Madonna un epiteto ingiurioso senza tuttavia pensare o credere, nel concreto, che Dio e la Madonna siano, nella sostanza, quello che momentaneamente (per rabbia o stizza) li qualifica, altrettanto può succedere d'insultare una persona che certamente non lo merita in sé (non avete mai mandato affanculo un genitore o un fratello?), ma solo perché ella magari ha espresso un'opinione che, per un attimo, toglie il velo della moderazione e fa sconfinare nel vituperio.

Perché in fondo è vero: sulla questione del certificato verde la senatrice Segre è gazionista. E sarebbe assai gradito se ella si confrontasse pubblicamente con una signora, anch'essa sopravvissuta ai campi di sterminio tedeschi: Vera Sharav (1, 2).

mercoledì 28 novembre 2018

Alzare gli occhi al cielo

Stamani, alto levato, direzione sud-est, Venere rendeva ancora più luminoso il chiarore dell'alba, finalmente serena dopo giorni di grigio e di pioggia. 
Credo sia un'abitudine comune quella di alzare gli occhi al cielo nei momenti di crepuscolo, durante il passaggio dal diurno al notturno o viceversa, soprattutto per chi, come me, non ha il guardo disturbato da un eccessivo inquinamento luminoso e, in sovrappiù, ha l'orizzonte sgombro, nelle direzioni del sorgente e del calante.
E sarà proprio in virtù di questa abitudine che la riflessione cade spesso nel poetico o nel politico, a volte pure nel patetico, che spero di aver modo di ravvisare, per non piangere.
Così, da Venere che si apprestava a coricarsi dopo i bagordi notturni, il pensiero è andato su un altro pianeta, questo sì in questi giorni transitato agli onori della cronaca, per l'ammartaggio di una sonda terrestre speditavi dalla Nasa.
E il pensiero è stato questo: quando maturerà nelle genti la definitiva coscienza di essere prima di tutto e su tutto dei terrestri? Quando la si farà finita, un volta per sempre, delle malsane idee di America First, Prima gli italiani, e tutto il corredo di sovranismi che intristiscono di confini il mondo?

Prima di rispondere: «Forse mai» ho rialzato gli occhi al cielo e mi sono concentrato su una nuvola: aveva una faccia!

sabato 13 giugno 2015

Volere o non volere, faccio parte di questa umanità

Scorrendo il post (collage) di Giovanni Fontana, alla fine, mi aspettavo una chiosa a difesa delle dichiarazioni di Umberto Eco sugli imbecilli che popolano il web.
Invece niente, solo poche parole introduttive per dimostrare che esistono persone “cattive” (fors'anche imbecilli) e che tale dimostrazione è data dalle risposte a un tweet di “elementare civiltà” scritto da Khalid Chaouki, deputato del Pd. 


Lungi da me difendere di un millimetro gli autori cattivi (fors'anche imbecilli) di risposte “cattive”. Vicino a me, invece, criticare, e criticare forte, la modalità di soccorso richiesta dal deputato, giacché non ha senso appellarsi genericamente ai romani per chiedergli di portare cibo e latte per 110 bambini e sentirsi la coscienza a posto. Invece di prendere lo smartphone e comporre in stampatello maiuscolo il tweet, il deputato avrebbe fatto meglio a chiamare la polizia, i carabinieri, il 118, i pompieri, Alfano, Lorenzin, Martina (il ministro dell'agricoltura), la Coop, l'Esselunga chiunque e non scrivere genericamente un appello a tutti i romani. Se vedi centodieci bambini affamati non scrivi un tweet per chiedere aiuto, cazzo. Prendi cento euro, entri in un supermercato e compri 55 litri di latte (5/6 scatole) le carichi in auto e buonanotte (½ litro di latte al giorno a bambino è sufficiente, credo).

Ma quanto la situazione è disumana e i bambini sono a rischio? 
[*]
Il GAS allestito presso il centro culturale era aperto due ore stamani. Non mi sembra granché per dar modo ai romani di dar prova di essere buoni.

Ma torniamo al titolo del post di Giovanni:

«Io non voglio far parte di questa umanità».

Di quale umanità? Quella di Bill Gates e Warren Buffett? Mi piacerebbe anche a me essere generoso e buono come loro. Di far parte di quel tipo di umanità (o superumanità?).

Bene o male che sia, l'umanità è una. La divisione è in classi. C'è l'umanità che banchetta come gli dèi e con quello che avanza ci fa una fondazione mettendosi la coscienza e le palle in pace; c'è l'umanità che aspetta in elemosina latte, biscotti, pasta, passata di pomodoro, frutta e verdura; c'è l'umanità che per comprare latte, biscotti, pasta, passata di pomodoro, frutta e verdura deve vendere (se riesce a venderla) la propria forza lavoro, per avere un cazzo di stipendio che spende per sussistere e il resto per pagare anche gli appelli dei deputati del PD.

Riguardo alla cattiveria o bontà personale: beh, penso che dipenda dal momento in cui si è messi alla prova, le stronzate di quelle risposte oscene valgono poco come dimostrazione. Occorrerebbe vedere quei tipi umani cosa farebbero in concreto davanti a un bambino profugo bisognoso di cibo, se gli sputerebbero addosso oppure, come penso e spero, gli porterebbero da mangiare.

Per quel che mi riguarda, ecco, io penso che andrei alla Coop a comprare un litro di latte. Però che dopo non venga il padre del bambino profugo a domandarmi l'euro del carrello che lo mando a fare in culo. 

domenica 5 aprile 2015

62

Oggi ho conosciuto un signore ridente, dalla bocca larga e l'orecchio da elefante, la mascella forte e il cranio a punta, il quale, con occhi che brillavano, mi ha detto che tra tre giorni compirà novantatré anni, dei quali sessantadue trascorsi in manicomio, ad Arezzo.
Cazzo. Sessantadue anni di manicomio, e perché?
Siccome tardava la risposta, una signora seduta a noi di fronte mi ha detto per via di un esaurimento nervoso, quando aveva quindici anni, una volta i genitori li curavano così i disturbi mentali, sia pure passeggeri.
Sessantadue anni. 
«E cosa ha fatto tutti quegli anni là dentro?»
«Ci facevano fare tanti lavoretti, una volta ho fatto persino l'imbianchino. Ma io ci stavo bene - e dicendo questo l'ho visto come ripercorrere tutto quel tempo con l'occhio della mente - perché c'era disciplina, ognuno di noi faceva qualcosa, le donne per esempio cucivano vestiti, mica stavano con le mani in mano come qui».
Quest'ultima cosa ho notato che l'ha detta con una punta di biasimo nei confronti della signora che prima ha risposto per lui.
Poi sono arrivate due assistenti sanitarie, che prendevano servizio in quel momento. 
Il signore le ha chiamate e, sorridendo, ha loro detto che al piano di sopra c'erano delle paste, che le aveva prese lui stamani per fare gli auguri di Pasqua. Loro gli hanno dato un bacio e poi, quando sono andate via, mi ha spiegato che ha fatto questo omaggio per riconoscenza, in fondo gli fanno il bidet tutti i giorni, lo tengono pulito e gli lavano i vestiti.

Sto pensando cosa potergli regalare, tra tre giorni.