domenica 9 gennaio 2011

Certi alberi

Sono stupefacenti: ciascuno
Che si congiunge col vicino come se il discorso
Fosse una performance morta.
Combinando per caso

D'incontrarci tanto lontano questa mattina
Dal mondo quanto in accordo
Con esso, io e te
Improvvisamente siamo ciò che gli alberi provano

A dirci che siamo:
Che il loro semplice star lì
Significa qualcosa; che presto
Potremo toccare, amare, spiegare.

E contenti di non aver inventato
Tali piacevolezze, ci ritroviamo circondati:
Un silenzio già riempito di rumori,
Una tela su cui emerge

Un coro di sorrisi, una mattina d'inverno.
Messi in una luce sconcertante, e mobili,
I nostri giorni indossano una tale reticenza
Che questi accenti sembrano la loro difesa.

Some Trees

These are amazing: each
Joining a neighbor, as though speech
Were a still performance.
Arranging by chance

To meet as far this morning
From the world as agreeing
With it, you and I
Are suddenly what the trees try

To tell us we are:
That their merely being there
Means something; that soon
We may touch, love, explain.

And glad not to have invented
Some comeliness, we are surrounded:
A silence already filled with noises,
A canvas on which emerges

A chorus of smiles, a winter morning.
Place in a puzzling light, and moving,
Our days put on such reticence
These accents seem their own defense.

John Ashbery, Some Trees, Yale Univesity Press, 1956 (traduzione di Edward G. Lynch in Nuovi Argomenti, n. 26 Terza Serie, Aprile-Giugno 1988)


Postilla.
Stamani, rovistando in una vecchia soffitta, ho ritrovato la rivista sopra indicata: l'ho sfogliata e ho trovato questa poesia che ricordavo di aver letto e di cui la memoria conservava, sbagliando, l'incipit  facendo di stupefacenti, formidabili. 
1988. Avevo 21 anni, un anno meno dell'assassino che ha compiuto la strage di Hudson, e potevo leggere Ashbery soltanto in traduzione. 
Anche se ancora non sappiamo le folli motivazioni che Jared Loughner addurrà al gesto, io penso che se invece di abbeverarsi agli slogan fondamentalisti del cristianesimo forcaiolo della Palin o altri evangelici pro-life, egli avesse avuto tra le mani una raccolta di poesie di Ashbery non avrebbe impugnato il fucile, ma sarebbe andato - se stressato - dentro a un bosco a recitare Some Trees. Insomma, io sono propenso a credere che, in questo caso, sia maggiore il peso di nurture che di nature*. Sbaglierò?

4 commenti:

Alberto ha detto...

Non sbagli. E ogni tanto fa bene andare in soffitta. E' sempre una piccola avventura.

Luca Massaro ha detto...

Già, Alberto, ho visto che anche tu vi sei stato di recente; il mio vecchio Mac però è dannatamente rotto :-(

giuliomozzi ha detto...

Ma la storia non si fa con i "se".

Luca Massaro ha detto...

Ahimè!