martedì 27 settembre 2011

Il sorcio

«La città formicolava di gente, ma molte persone non avevano da dormire e da mangiare. Spesso si trovavano dei morti sconosciuti lungo le scarpate delle ferrovie e ai quadrivi. C'era chi perdeva ogni speranza e scendeva per la via, armato, e sparava, e poi fuggiva finché la folla lo raggiungeva e lo calpestava sul marciapiede. Ma nessuno ci faceva più caso. Una volta, in una mensa popolare, dove si distribuiva la minestra, avevano trovato un sorcio in una delle marmitte; allora gli straccioni avevano picchiato a sangue gli inservienti, incendiata la mensa e s'eran messi in corteo dirigendosi verso il centro della città, col sorcio legato in cima a un palo. La gente rideva vedendoli passare. Qualcuno cantava. Poi, prima di arrivare nel centro, si dispersero, il sorcio fu gettato sui binari del tram e i ragazzi urlarono di gioia quando le ruote di una motrice lo lacerarono».

Franco Fortini, Giovanni e le mani, Einaudi, Torino 1972

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