martedì 8 settembre 2015

L'impazienza

Ultimamente ho sempre meno pazienza - sempre meno voglia, so' sfaticato - di spiegare le cose. Quindi, restando a questo ultimamente, in attesa di una nuova pazienza e una nuova voglia, lascio che le cose si spieghino da sole e chi vuol capire, capisca, e se no, pace.

Ma perché sono impaziente e svogliato? Perché non mi va di perdere tempo con tutti coloro che cercano, interessati o meno, di prenderti per il culo. 
Penso ai giornalisti, a quelli che ti spiegano prendendo a prestito le fandonie di economisti in odor di ignobel che anche questa volta gli immigrati, i migranti, i rifugiati, insomma: tutte quelle persone che scappano dalla Siria per esempio (perché di quelle che vanno via dalla Nigeria parlano meno, chissà perché) sono, o meglio: saranno vedrete delle risorse per l'economia di quelle nazioni che li accolgono perché saranno loro a pagare le future pensioni.

«I politici possono dire quello che vogliono. E anche i cittadini qualunque, al bar o in tram. Ma gli economisti non hanno dubbi: le dimensioni del fenomeno sono troppo grandi per liquidarle con gli aneddoti sui due ragazzi di colore fermi a non far niente sul marciapiede o sulle famiglia araba nell'alloggio di edilizia popolare. Sulla base dei grandi numeri, dunque, gli economisti concludono che gli immigrati che si rovesciano a ondate sulle frontiere europee non sono il problema. Sono la soluzione del problema. Bisogna trovare il modo di sistemarli e di integrarli: un compito inedito, immane, per il quale non ci sono soluzioni facili. Ma le centinaia di migliaia di uomini e donne, giovani, fra i 20 e i 40 anni, spesso con figli al seguito, che si affollano sulle barche, sui treni, sui camion dei disperati sono quello di cui l’Europa ha bisogno. Subito.»

Quelli che non capiscono un cazzo e che sono pagati per diffondere il loro non capire un cazzo in modo da confondere chi invece un cazzo lo capiscono quando si aggira intorno come una zanzara tigre di settembre pronta ad assalirti, dopo averti spiegato il perché e il percome di una certa cosa, sigillano la frase con una parola perentoria («Subito») per predisporre il lettore alla credulità dei dati degli studi riportati nel seguito dell'articolo, dati che attestano che sono più i benefici che i danni quelli che l'immigrazione comporta.

Ma avevo detto che non mi andava di spiegare, quindi mi fermo. Mi limito soltanto a mettere accanto, anzi sotto, a seguire, un altro articolo di fatti di cronaca economica:

«Bruxelles paralizzata da una carovana di trattori. Settemila agricoltori accorsi per chiedere aiuto all’Europa in una fase resa particolarmente difficile dal crollo della domanda russa seguito all’embargo e dalla fine del regime delle quote latte. Con loro oltre mille trattori, protagonisti di un baccano infernale e di oltre 250 chilometri di code su strade e autostrade intorno alla capitale europea. Confronto anche duro, con lancio di uova, petardi, lacrimogeni, idranti in azione nel quartiere comunitario e tre poliziotti feriti»

Che cosa c'entra la protesta degli agricoltori? Nel primo articolo, nel descrivere le ricadute positive dell'immigrazione sull'economia, non è stato menomamente fatto cenno al fatto che gli immigrati potrebbero far subire un'impennata al consumo di latte. Di asino.

1 commento:

giovanni ha detto...

Intanto soldi subito per compagni e preti che fanno della solidarietà un affare remunerativo e poi schiavi, perché per pagare le pensioni future ci sarebbero un dodici per cento di disoccupati.