Ci sono molti modi per spiegare (e superare) la crisi della Sinistra italiana, europea, mondiale.
C'è chi scrive manifesti sul Foglio.
C'è chi, interpellato, discute sugli stessi.
C'è chi propone di incenerire partiti [non male come idea, però].
C'è chi misura e analizza in modo assai balzano - da autentico idiota della statistica - le ragioni del crollo.
Tuttavia, la cosa più penosa è che molti di costoro che cercano spiegazioni e soluzioni per superare la crisi della Sinistra, ammesso e non concesso lo facciano disinteressatamente, lo fanno con le intenzioni di recuperare o far nascere un movimento, un partito che si ripresenti nell'agone politico come se, nel contesto politico attuale, il riformismo progressista e di sinistra fosse ancora cosa possibile.
Il problema è che pochi sanno spiegare realmente il perché la Sinistra boccheggia, come un pesce rosso fuor d'acqua. E il dramma è che in pochissimi hanno veramente a cuore il salvarla.
È chiaro, però, che salvare la Sinistra significa prendere coscienza che il capitalismo (sistema economico e produttivo dominante) presenta delle contraddizioni che nessun tipo di riformismo potrà risolvere e che l'unica soluzione è iniziare (nuovamente) a pensare le condizioni di una trasformazione radicale del modo di produzione e, in pari tempo, della struttura sociale che lo legittima e sostiene (lo Stato, gli Stati).
«La forza produttiva, la situazione sociale e la coscienza possono e debbono entrare in contraddizione fra loro, perché con la divisione del lavoro si dà la possibilità, anzi la realtà, che l'attività spirituale e l'attività materiale, il godimento e il lavoro, la produzione e il consumo tocchino a individui diversi, e la possibilità che essi non entrino in contraddizione sta solo nel tornare ad abolire la divisione del lavoro. È di per sé evidente, del resto, che i "fantasmi", i "vincoli", l'essere superiore, il "concetto", la "irresolutezza", altro non sono che l'espressione spirituale idealistica, la rappresentazione apparentemente dell'individuo isolato, in realtà di ceppi e barriere molto empirici entro il quali si muovono il modo di produzione della vita e la forma di relazioni che vi è connessa». K. Marx, F. Engels, L'ideologia tedesca, Libro I, Feuerbach
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