martedì 16 ottobre 2018

Incorporati nel capitale

«L’operaio è proprietario della propria forza-lavoro finché negozia col capitalista come venditore di essa; ed egli può vendere solo quello che possiede: la sua individuale, singola forza lavorativa. Questo rapporto non viene in alcun modo cambiato per il fatto che il capitalista comperi cento forze-lavoro invece di una e invece di concludere un contratto con un singolo operaio lo concluda con cento operai indipendenti l’uno dall'altro. Può impiegare i cento operai senza farli cooperare. Il capitalista paga quindi il valore delle cento forze-lavoro autonome, ma non paga la forza-lavoro combinata dei cento operai. Come persone indipendenti gli operai sono dei singoli i quali entrano in rapporto con lo stesso capitale ma non in rapporto reciproco fra loro. La loro cooperazione comincia soltanto nel processo lavorativo, ma nel processo lavorativo hanno già cessato d’appartenere a se stessi. Entrandovi, sono incorporati nel capitale. Come cooperanti, come membri d’un organismo operante, sono essi stessi soltanto un modo particolare d’esistenza del capitale. Dunque, la forza produttiva sviluppata dall'operaio come operaio sociale è forza produttiva del capitale.
La forza produttiva sociale del lavoro si sviluppa gratuitamente appena gli operai vengono posti in certe condizioni; e il capitale li pone in quelle condizioni. Siccome la forza produttiva sociale del lavoro non costa nulla al capitale, perché d’altra parte non viene sviluppata dall'operaio prima che il suo stesso lavoro appartenga al capitale, essa si presenta come forza produttiva posseduta dal capitale per natura, come sua forza produttiva immanente.»
Karl Marx, Il Capitale, Libro I, Sezione IV, Capitolo 11, “Cooperazione”.

1 commento:

Romeo ha detto...

cioè, che dice? che se il carattere di un lavoratore è socievole e quindi non si limita al rapporto con il datore di lavoro ma cerca i suoi simili tra gli altri lavoratori e stabilisce un rapporto non ostile non indifferente, questo rapporto è di proprietà padronale? tant'è che se le caratteristiche di esso rapporto non ostile non indifferente distrae dal lavoro ecco che lo padrone schiocca la frusta? tant'è che questo falso nato da vero (c'è una deviazione della spinta socievole naturale verso una pompata socievolezza di sopravvivenza tipo l'ora d'aria dei detenuti) viene accortamente coltivato in molti posti di lavoro, e meglio invece sarebbe che ogni lavoratore facesse musonamente il suo lavoro e limitasse la sua socievolezza ai tempi e spazi fuor de li cancelli, sempre che non abbiano cancellato anche quelli?