martedì 30 ottobre 2018

Lasciamo perdere

1.

Lasciamo perdere, disse un vincitore di un modesto concorso a premi, in palio dei boeri, non il presidente dell'Inps che ti regala una pensione baby, bensì quei cioccolatini con l'involucro rosso, ripieni di una ciliegia sotto spirito - e mi ricordo che, quando ero bambino, se con una vincita ne mangiavo una mezza dozzina, tornavo a casa mezzo sbronzo, senza fame, e vedi un po' che mia madre aveva cotto una fettina dura di vitello per me - gli anni d'oro dei macellai: ce n'erano cinque in un paese di millecinquecento anime e tutti erano diventati palazzinari - e in quello nostro, sotto casa, quando ci andavo, ero solito entrare dentro il corpo squartato e decapitato di un enorme bovino appeso con delle catene alla carrucola mobile del soffitto del negozio - non c'era altro sangue che quello rappreso, l'enormi costole, e alcuni timbri blu che risaltavano sul bianco lucente del grasso.

Ma torniamo al vincitore del modesto concorso a premi, in palio dei boeri. Si è detto che non era Tito, il presidente dell'Inps, epperò aveva sposato una donna di origine jugoslava - amava ripetere, lei, sebbene la Jugoslavia non esistesse più. 

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