giovedì 8 novembre 2018

Il bene comune

«Con lo sfruttamento del mercato mondiale la borghesia ha dato un'impronta cosmopolitica alla produzione e al consumo di tutti i paesi. Ha tolto di sotto i piedi dell'industria il suo terreno nazionale, con gran rammarico dei reazionari. Le antichissime industrie nazionali sono state distrutte, e ancora adesso vengono distrutte ogni giorno. Vengono soppiantate da industrie nuove, la cui introduzione diventa questione di vita o di morte per tutte le nazioni civili, da industrie che non lavorano più soltanto le materie prime del luogo, ma delle zone più remote, e i cui prodotti non vengono consumati solo dal paese stesso, ma anche in tutte le parti del mondo. Ai vecchi bisogni, soddisfatti con i prodotti del paese, subentrano bisogni nuovi, che per essere soddisfatti esigono i prodotti dei paesi e dei climi più lontani. All'antica autosufficienza e all'antico isolamento locali e nazionali subentra uno scambio universale, una interdipendenza universale fra le nazioni. E come per la produzione materiale, così per quella intellettuale. I prodotti intellettuali delle singole nazioni divengono bene comune. L'unilateralità e la ristrettezza nazionali divengono sempre più impossibili, e dalle molte letterature nazionali e locali si forma una letteratura mondiale.» Il Manifesto del Partito Comunista.


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«Caro Goody,

bello il tuo articolo sui programmi televisivi dell'estate, soprattutto l'idea di accendere la radio e starla a guardare.
Comunque non è per questo che ti scrivo. Ho letto stamani che l'imposta sui sovraprofitti è stata procrastinata di altri sei mesi, la qual cosa mi ha fatto venire in mente che mi devi dieci dollari. In condizioni normali non ti importunerei per chiederti del denaro, ma questa è un'estate dura. Non so se te ne ho mai parlato, ma in concomitanza col caldo canicolare il mio stipendio si riduce a dimensioni microscopiche. Malauguratamente, le mie spese permangono invariate, anzi, aumentano, se è possibile: c'è il cloro da mettere nella piscina, i portaceneri da giardini da mettere nei luoghi strategici e il cibo per gli ospiti dell'ultima ora.
Ovviamente non ti chiedo di farmi un assegno per una cifra sì irrisoria. Basta che tu infili dieci dollari in una busta e li spedisca a Groucho Marx, North Foothill Road, Bevery Hills, California. Ti ripeto l'indirizzo: Groucho Marx, North Foothill Road, Bevery Hills, California.
Con tutti i sensi della mia stima, mi firmo
Il tuo devoto Groucho». Le lettere di G., 17 luglio 1953

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Ultimamente, sul bidet, nel praticarmi abluzioni, penso ai sovranismi e all'antica autosufficienza, all'antico isolamento locale e nazionale. Quanta gente di merda c'è nelle terre emerse tra gli oceani che governa il mondo, incrostandone la superficie. E al contempo: quanto bene comune assolutizzato a bene privato, quanta proprietà impropria, sproporzionata all'essere qui e ora, nello spazio di una vita.

Mentre l'acqua fa scivolare nello scarico il sapone, sorrido beato, contento tra i penultimi.

2 commenti:

Marino Voglio ha detto...

è vero, a noi penultimi non va poi così male. certo dipende anche da quanto deve durare ancora.

Olympe de Gouges ha detto...

accostamento azzeccato
quel gran filantropo di bill gates ha presentato un nuovo water. il futuro è nel cesso