domenica 4 novembre 2018

Trattenuta nei suoi confini

«Immaginiamo per un istante che il linguaggio di uno sia intercambiabile con quello di un altro, che sia possibile riprodurre il senso di un'immagine con quello delle parole o dei suoni, o convertire la verità delle parole attraverso delle descrizioni pittoriche. Tutte le odi di Pindaro, incorniciate e ricamate, non riescono a riprodurre il ritratto dell'Eroe della palestra uscito dal pennello di Apelle. Il Pandemonium di Milton o l'Inferno di Dante non potranno mai supplire la visione del Giudizio universale di Michelangelo o di Signorelli. Non più di quanto non si possa afferrare la Pastorale di Beethoven attraverso la lettura di poemi idilliaci, con l'aggiunta di descrizioni di campi e di foreste, di torrenti e corsi d'acqua, dello studio dei suoni ornitologici e delle leggi armoniche. Nessun libro sulla giurisprudenza, nessuna tavola di costumi riusciranno mai a ricostruire la Scuola di Atene di Raffaello. O chi conosce un libro o un'immagine attraverso i suoi critici, qualunque sia la sua esperienza, non farà esperienza dell'arte in se stessa. La verità, la realtà di ogni opera, è trattenuta nei suoi confini e deve essere percepita secondo i mezzi che sono per essa generici»
Mark Rothko, L'artista e la sua realtà, “Arte, realtà, sensualità”, Skira, Milano 2007

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