domenica 22 maggio 2022

Finché gli uomini

« Finché gli uomini continueranno a non avere tra loro altri legami se non quelli che passano attraverso lo Stato, gli Stati continueranno a organizzare sistematicamente e periodicamente il massacro reciproco dei loro sudditi, senza che nessuna pressione dell’opinione pubblica, nessuno sforzo di buona volontà, nessuna transizione internazionale possano evitare un simile destino. La serie di massacri deve condurre o al trionfo di un solo Stato che riuscirebbe ad annientare una moltitudine di popoli sotto una nuova pace romana per poi disgregarsi lentamente, o alla distruzione reciproca degli Stati che finirebbero per spezzarsi sotto l’effetto di una tensione troppo grande. In ogni caso è inevitabile che la trasformazione che l’umanità da qualche secolo ha compiuto nel senso della centralizzazione sia un giorno seguita da una trasformazione in senso contrario; perché ogni cosa nella natura finisce col trovare il proprio limite. Ci sono due specie di organizzazioni diffuse che la storia ci consente di conoscere molto bene, e cioè le piccole città e i legami feudali. Nessuna esclude la tirannia né la guerra, ma ambedue sono più feconde e più favorevoli alle migliori forme di vita umana di quanto non lo sia la centralizzazione subita dagli uomini dell’epoca romana e da quelli della nostra epoca. L’umanità giungerà forse a qualcosa di analogo a una di queste due organizzazioni, oppure a una mescolanza delle due, o forse ne troverà una terza. Può darsi che quel tempo non sia molto lontano e che ora noi stiamo assistendo all’agonia degli Stati. Purtroppo gli Stati non possono agonizzare senza far agonizzare al tempo stesso molte cose preziose e molti uomini. Ma la somma delle miserie e delle distruzioni irreparabili nell’àmbito della materia e in quello dello spirito sarebbe minore, se un numero sufficiente di uomini responsabili fossero abbastanza lucidi e abbastanza decisi per preparare e favorire metodicamente la trasformazione che l’umanità, per buona sorte, non può evitare in nessun caso. »

Simone Weil, Sulla Germania totalitaria, (1939), Adelphi, Milano 1990 

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Molto interessante. Le dinamiche descritte lucidamente da Simone Weil sono attuali e forse anche più complessi: com'era prevedibile, in un rapporto di forze, un'Europa non federalista ma rigidamente unionista (cioè la concezione di Stato più grande e centralizzato) disintegra gli Stati, come abbiamo osservato in Spagna. Stati che altrimenti per mantenere l'integrità dovrebbero optare per l'uscita, come verificatosi con la Brexit.

Ma anziché riconoscere l'emancipazione, autodeterminazione di questi frammenti di Stati (e il referendum è uno strumento diretto, senza intermediazioni e artifici, della volontà popolare), pur all'interno di uno stesso sistema: l'Europa ha scelto la repressione, e la ricostituzione forzata dello Stato manu militari. L'invio dell'esercito come nel regime di Franco.


https://scuola.repubblica.it/lombardia-mantova-smsgiovannipascoli/2017/12/28/lindipendenza-della-catalogna/

gli studenti concludono che: «Secondo noi, la Catalogna deve e fa bene a combattere per la
propria indipendenza; inoltre crediamo che in uno Stato
democratico non si dovrebbe vietare ai cittadini di esercitare il
diritto al voto e di esprimere la propria opinione.»

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E in Italia vediamo un processo analogo anche grazie alla riforma sanitaria del Titolo V (del centrosinistra, governo Amato) che disintegrava la sanità da nazionale a regionale (che ha visto favorevoli anche territori come l'emilia, e viene sistematicamente ignorato un certo "leghismo di sinistra"): la spaccatura tra nord e sud si è fatta ancora più profonda, non così accentuata per via di forme surrettizie come il reddito di cittadinanza. Ma non sarà sfuggito a nessuno che il PNRR, un prestito, riguarda poco le aree svantaggiate e depresse, aree che dovranno però comunque contribuire alla restituzione del prestito, aumentando la frattura.

MB

Luca Massaro ha detto...

grazie del tuo commento, MB, davvero opportuno