sabato 27 agosto 2022

Sono le otto

Sono le otto, sto
seduto sul cesso; il tempo 
è amaro. Il caffè,
invece, è troppo zuccherato: 
amore, lo sai
che di cucchiaini me ne
basta uno; come mai
insisti a mettercene tre?

Mi lavo i denti e poi mi rado 
con un rasoio a una sola lama.
Leggo: made in Egitto 
e già immagino la trama
di un giallo che conduce
dal Cairo alla Martesana.

Un ragno scende lento dal soffitto
“Vieni qua, caro, che ti faccio
uscire dalla finestra e non 
passare dallo scarico del lavandino”.
Di questi atti di pietas mi compiaccio
più di quando schiaccio
tra le mani una zanzara o un moscerino.

Quanti minuti ancora occorreranno
per capire che non c'è
più niente da capire come cantavamo
da ragazzi mentre lei
se ne andava con un altro
senza poterle dire ti amo?
Non tanti: tra poco sarà settembre
staranno immobili fino a Natale.
Rileggeremo Brecht?

Sono le otto di sera,
il cielo si è schiarito dopo 
un passaggio di nuvole balcaniche.
Poca pioggia, un po' più freddo,
i fagioli sul fuoco: sarà bello 
dal culo fare trombetta
pensando a te, Europa,
e al ghigno ferale di chi ti comanda.
Non ci sono più muri
da far cadere, basta solo alzare
gli occhi su verso il cielo di lavanda
e respirare.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

All'epoca di Leopardi, Pascoli e Carducci chi avrebbe mai pensato che le parole utilizzate per scrivere un poesia potessero essere "cesso, culo ed altro ancora ?

Luca Massaro ha detto...

Infatti. Bisogna ritornare un po' più indietro nel tempo, per es. con Pietro l'Aretino, Sonetti Lussuriosi, n. 3

Per Europa godere in bue cangiossi
Giove, che di chiavarla avea desìo,
E la sua deità posta in obblìo,
In più bestiali forme trasformossi.

Marte ancor cui perdè li suoi ripossi,
Che potea ben goder perche era Dio,
E di tanto chiavar pagonne il fio,
Mentre qual topo in rete pur restossi.

All’incontro costui, che qui mirate,
Che pur senza pericolo potria
Chiavar, non cura potta nè culate.

Questa per certo è pur coglioneria
Trà le maggiori e più solennizzate
E che commessa mai al mondo sia.

Povera mercanzia!
Non lo sai tu coglion ch’è un gran marmotta
Colui, che di sua man fà culo e potta.

Anonimo ha detto...

Per l'anonimo del 30/09/022
Anche nelle canzoni è accaduto lo stesso .... all'epoca di "tu sei romantica" cantata da Rascel e Dallara chi immaginava che le parole usate sarebbero state " bella stronza - vaffanculo - e cazzo " si dice che è lo specchio dei tempi ... io dico che fa parte dei cambiamenti sociali nella storia dell'uomo... è stato sempre così