sabato 29 aprile 2023

Nessuno ha riflettuto. In memoria di Craxi.

 


Ero lì, anche se non ero lì, bensì davanti alla televisione a gridare, con la folla, «Vuoi pure queste, Bettino, vuoi pure queste...», anch'io con cento lire in mano, pronto a lanciarle contro il nemico.

Non ho scusanti: credevo veramente che Bettino Craxi, con tutta la classe politica italiana, a parte qualche eccezione (la "Sinistra"!... che coglione), fosse da mettere in carcere, da spazzare via. 

Il discorso che poi Craxi fece in Parlamento, riletto oggi forse il discorso parlamentare magistralmente più elevato della storia repubblicana, e il silenzio assordante che ne seguì da parte degli altri partiti, ex comunisti compresi, avrebbero dovuto farmi subito capire che aveva ragione lui e non chi tentava di approfittare della caduta della cosiddetta “prima repubblica” (Occhetto di spalla compreso, ancora vivo, ma più morto di Craxi da un po').

Il ventennio berlusconiano che seguì, con le parentesi peggiori (ma che, stoltamente, in quei frangenti, mi facevano respirare, come le canne di Nanni Moretti) del centrosinistra vigliacco e infame che ha posto le basi, più del Centrodestra, dello sfacelo odierno (D'Alema e il bombardamento su Belgrado fu la pagina più vergognosa), mi hanno tenuto a mollo nella credenza che il giochino democratico potesse valere ancora qualcosa. Questo, almeno, sino alla comparsa di Monti, dopodiché, per quanto mi riguarda e, ripeto, in modo assai tardivo, sono cadute tutte le maschere del Potere, sino a sperimentarne la presa ferina delle disposizioni governative urgenti relative alla comparsa del coronavirus, periodo durante il quale, in particolare con l'arrivo del sacro siero e con l'accanimento persecutorio non solo e non tanto disposto dal governo, ma della folla - sobillata dai media, i quali hanno creato appositamente, per nutrirsene, il clima infame della caccia al capro espiatorio - ho percepito in buona misura come ci si sente a essere colpiti dalle cento lire.

E riporto uno stralcio del discorso su rammentato, nel quale Craxi descrive qualcosa su cui si augurava fortemente una riflessione:

«Contro un demone di questa natura allora tutto era possibile, tutto giustificato, tutto lecito.
Può capitare nel corso della storia che la violenza nell’uso di un potere sia necessaria ed inevitabile ma è necessario allora che essa sia chiamata con il suo nome, sia riconosciuta ed esaltata come tale e non mistificata e proclamata in nome delle leggi o degli ordinamenti in vigore. In questo caso sapremo senza possibilità di equivoci di essere di fronte ad una nuova forza, ad una nuova legge e ad un nuovo potere. Una “rivoluzione”: così sono stati definiti e così molti concepiscono gli avvenimenti di casa nostra. Può darsi. Però allora è bene essere consapevoli che una rivoluzione è di per sé sempre una grande incognita ed una grande avventura, ma soprattutto che una rivoluzione senza un ceto organico di rivoluzionari è destinata solo a distruggere ed a preparare un fallimento certo. C’è stata violenza nell’uso del potere giudiziario, nell’uso dei sempre più potenti mezzi di comunicazione, c’è stato un eccesso di violenza nella polemica politica, nella critica, nel linguaggio, nei comportamenti.

E la violenza non può far altro che generare violenza, nei giudizi, nei sentimenti, nelle passioni, negli animi. In quale democrazia del mondo, a memoria del secolo, inchieste giudiziarie, ed il clima esasperato che attorno ad esse è stato creato, hanno potuto provocare tanti suicidi, tentati suicidi e morti improvvise. In quale Paese civile e libero del mondo si sono celebrati in piazza tanti processi sommari, si è assistito a tanti pubblici linciaggi e si sono consacrate tante sentenze di condanna prima ancora che sia stato pronunciato un rinvio a giudizio? Tutto questo non può non far riflettere. Doveva far riflettere, mi auguro che faccia riflettere.



martedì 25 aprile 2023

Domanda commemorativa

C'è qualche autorità o qualche intellettuale di “rango” che oggi, durante le celebrazioni del 25 aprile, per ricordare la liberazione dal nazifascismo, abbia richiesto, anche solo di passata, che l'Italia sia liberata da un'altra occupazione militare straniera che dura - almeno dal 1991 - senza un perché? 

domenica 23 aprile 2023

Ultimi burri

Il sabato mattina, in un paese vicino casa, ogni due settimane si tiene un mercato di artigiani e agricoltori locali (il cosiddetto chilometro zero), presso il quale sovente mi reco per acquistare generalmente roba da mangiare. 
Ieri, presso il banco di formaggi di latte di mucca, ho trovato finalmente (giacché va a ruba) del burro, un po’ caro (100 grammi, 3 euro), ma buono assai. 
Dopo avermi spiegato che l'aveva fatto proprio ieri con la panna fresca, la pastora mi ha chiesto:

- Come lo usi?
- Non come Marlon Brando, ho risposto.

Mi ha fatto il resto perplessa e mi ha detto di mangiarlo in fretta perché - non avendo conservanti - tra una decina di giorni scade di già.

martedì 18 aprile 2023

A Rassina

A Ràssina, a fare due passi
tra i resti di maestosi pini silvestri
tagliati perché le possenti radici
deformavano il manto stradale;

a guardare le grigie finestre
affacciate sul cementificio
che di notte pare una stazione spaziale.
Pensavo mi amassi.
                               Pensavo male.

Uno bis

Preso dalla vaga idea d’inabissarsi, pensò di comprare una tuta da palombaro, senza tubi o altri attaccamenti al mondo aereo, per dimenticare lo scempio diurno dei voli a basso costo, tanto basso, che costa di più un biglietto di treno da Massa a Carrara, che un volo da Bologna al Bois de Boulogne. 
Misteri sorosiani, di gente che non crepa e assalassa consimili da sfruttare e pasturare con i propri scarti: ecco qua le mie unghie incarnite, sono buone macinate per condire la vostra miseria. 

Allora cambiò idea sugli abissi, restò in superficie e si masturbò seguendo le istruzioni su come cambiare il colore delle vie di fuga, tutto per colpa di una vocale, la seconda. 
Centouno colpi di spazzola, perché i bricoleur amano i numeri dispari.