Seduto mi guardo tra petto ed ascella
al caldo aspettando un refolo dalla finestra
e scendo e controllo se nella cella
dell'ombelico ci possa stare un'esca.
Dalla vita dei pantaloni esce un'etichetta:
è doppia, coi consigli su come lavare stirare;
c'è la taglia e la marca e la cosiddetta
provenienza: made in Tagikistan, un affare.
Ho i pantaloni tagiki e volentieri penso
alla bella tagika che me li ha cuciti
cosa faccia ora che per lei è notte tarda.
E chissà se lei si chieda dove sia finito
il frutto del suo lavoro e se cercare un senso
dentro la globalizzazione azzarda.
P.S.
ho ritrovato questo sonettino scritto una dozzina d'anni fa e mi sembra simpatico ripubblicarlo
1 commento:
Sì, simpatico
Posta un commento