giovedì 9 ottobre 2025

Per conoscenza


LA FLOTILLA DELL'ANTROPOCRAZIA

«Di fronte al progressivo incepparsi della vita sociale, si assiste ad una generale impotenza delle forze dirigenti a trovare rimedi validi ai mali che si vanno generando. Ciascuna forza sociale, pressata dai problemi che la riguardano direttamente, cerca le cause degli inconvenienti nell'azione delle forze avverse e si impegna in aspre battaglie con esse al fine di rimuovere le cause dei propri mali.

Al fondo di questi comportamenti vi è la convinzione che il problema sociale sia di natura moralistica. Con tale stato d'animo si va alla ricerca di volontà perverse volte a realizzare disegni negativi, dimostrando con ciò un eccessivo semplicismo che, non toccando la vera natura dei problemi, alla fine non incide positivamente sull'andamento delle cose, ma anzi spesso le aggrava.

Perché tutto ciò?

Alla base vi è una profonda mancanza di fiducia nella Vita in generale e nell'Uomo in particolare.

Questo libro è scritto sulla base di convinzioni diverse. L'autore è convinto che i mali sociali dipendano non già dalla cattiva volontà degli esseri umani, ma dalla inadeguatezza delle strutture ereditate dal passato remoto e prossimo. Pertanto lo sforzo di coloro che vogliono contribuire a sanare i difetti della Società deve essere rivolto non già a combattere fantasmi più o meno evanescenti, spesso proiezioni subconsce, bensì a sviluppare ricerche di pensiero idonee a trovare soluzione tecniche adeguate alle esigenze dell'Uomo contemporaneo. 

Chi dubitasse della capacità degli Esseri umani di capire la validità di concezioni miranti a soluzioni positive, dovrebbe disperare definitivamente del destino del Mondo. 

In questo libro si è percorsa la strada della ricerca di pensieri idonei a convogliare gli sforzi creativi degli Esseri umani verso concezioni positive, nella certezza che questa via sia valida, con il dovuto tempo, a portarci verso quel porto sicuro che è nelle speranze di ciascun Uomo.

Azione culturale quindi, sorretta dalla speranza nel futuro, alimentata dalla fiducia nell'Essere umano».  

Dall'introduzione al libro di Nicolò Giuseppe Bellia, Verso l'Antropocrazia.

Negli eventi recenti che riguardano la questione di Gaza si possono osservare alcuni elementi caratteristici. Il primo è la naturale propensione degli esseri umani a provare compassione per le situazioni inaccettabili in cui versano vaste  comunità umane. È certamente da ammirare lo spirito d'iniziativa individuale di coloro che hanno partecipato a tale impresa, nel tentare di portare soccorso e di risvegliare il senso di umanità oggi tanto sopito.

Il secondo è la critica che proviene da molti, i quali dicono: perché non vi mobilitate per i nostri problemi, per i salari e le pensioni basse, per le tasse insostenibili, per i problemi di molti italiani?

Certo, chi sente umanamente dovrebbe considerare che le condizioni del popolo palestinese sono ben più pesanti in quanto a gravità, rispetto a quelle che viviamo qui in Italia. E questa constatazione dovrebbe condurre a non deridere e condannare l'iniziativa della Flotilla. 

Ma anche questo atteggiamento cinico è comprensibile se consideriamo il terzo elemento in gioco, la strumentalizzazione di ogni iniziativa da parte delle forze politiche contrapposte. C'è del vero in chi afferma l'ipocrisia dei rappresentanti politici che oggi vogliono difendere i Palestinesi dai soprusi, i quali hanno invece imposto la carta verde poco tempo fa. 

Chi abbia osservato i fatti politici nel corso degli anni, ha potuto constatare che le diverse compagini che sono andate al governo hanno sempre promesso riforme e programmi che sono stati poi sistematicamente sconfessati. In questi giorni ha buon gioco chi mette in evidenza tutte le dichiarazioni di Giorgia Meloni che poi si è sistematicamente rimangiata. Ma ha memoria corta chi non vede che tale comportamento è stato comune ad ogni governo, da chiunque costituito.

Il ritornello che da parti opposte viene ripetuto da decenni, noi siamo i buoni, gli altri i cattivi, non ha quindi alcun fondamento. 

Con l'attuale forma di Stato, fondata sulla ricerca del potere da parte di gruppi politici contrapposti che si odiano, qualsiasi misura che venga presa per cercare di risolvere i problemi senza por mano al cambiamento dell'assetto istituzionale, della forma stessa dello Stato, non può che aggravare la situazione.

Quindi chi sinceramente aspira a risolvere i problemi ha come unica possibilità quella di rivolgersi a ricerche culturali, facendo appello alla facoltà pensante che è presente in ogni individuo. È necessario mettere da parte l'appartenenza di gruppo, di partito, di popolo, di religione, per rivolgersi a ciò che è universalmente umano. Si tratta di valorizzare l'umana pietà, l'umana compassione che si possiedono naturalmente, come forze morali che possono favorire una disposizione al pensare chiaro e obiettivo, che trovi soluzioni per le esigenze di ciascun essere umano, vincendo l'odio verso presunti colpevoli e guarendo così la propria stessa anima.

Ecco con quali parole Rudolf Steiner diede i primi elementi conoscitivi nel ciclo di conferenze destinato a coloro che volevano portare pubblicamente l'esigenza della riforma sociale nel senso della triarticolazione, della necessaria autonomia delle sfere culturale, economica e giuridica, che oggi sono concentrate nelle funzioni dello Stato unitario:

“L'obiezione più comune che la gente formula quando le si propone l'impulso della triarticolazione è che, proprio nell'Europa centrale, abbiamo soprattutto indigenza e miseria.

Si deve condurre la lotta per il pane, ed è quindi agli interessi economici ai quali ci si deve anzitutto dedicare. A che servono gli alti ideali? A che servono i discorsi sui sostrati spirituali?

Questa obiezione viene fatta in tutti i toni e, non si può negarlo, proviene dalle anime oppresse del presente; vista esteriormente, le si può attribuire una certa giustificazione.

Ma quando in questi giorni faremo passare davanti alle nostre anime i più importanti problemi del presente, problemi che formeranno la base per la nostra azione, vedremo che l'idea che oggi occorra risolvere i soli problemi economici, riposa su un’assoluta illusione, poiché deriva come cosa ovvia da un altro problema e dalla sua risposta, ma non è per nulla una cosa ovvia.

Si parte infatti dal presupposto (e approfondiremo in seguito l'argomento) che gli uomini, non questa o quella persona, ma gli uomini in generale, non abbiano colpa per le condizioni in cui versa oggi il mondo civile.

Se prendiamo in esame quanto oggi abbiamo il dovere di considerare, e cioè l'economia mondiale diffusa su tutta la Terra, dobbiamo dire che la natura oggi non ci dà di meno di quello che ci dava in qualsiasi altra epoca, sempre che si sappia carpirle correttamente i suoi prodotti e poi distribuirli in modo equo tra la gente, beninteso all'umanità nel suo complesso.

Che gli uomini si trovino oggi in uno stato di necessità più grave di prima non è causato da motivi fisici, ma proprio dallo spirito degli uomini.

Se la gente oggi è nell'indigenza, a provocarla è stata la falsa spiritualità, il falso pensare; non vi è perciò altro da fare che sostituire con un modo giusto di pensare il falso pensare per uscire da questa condizione d'indigenza.

Non è stata la natura, non qualche potenza sconosciuta a portare l'umanità alla condizione attuale, ma gli uomini stessi.

Se vi è indigenza, sono gli uomini che l'hanno portata; se molti non hanno niente da mangiare, sono gli uomini stessi che non permettono che il cibo arrivi dappertutto”.  (Stoccarda, 12 febbraio 1921)

Quest'ultima frase di Steiner trova la sua manifestazione più eclatante nell'azione violenta dell'esercito israeliano volta ad impedire di portare cibo ai palestinesi affamati. 

Ma questa è solo la punta dell'iceberg, perché la maggior parte del ghiaccio si trova sotto la superficie di ciò che appare, si trova nelle anime della maggior parte degli esseri umani. Si trova in pensieri, in frasi fatte, in convinzioni che contrastano con i sentimenti di compassione che vivono nelle medesime anime.

La falsa spiritualità di cui parla Steiner è quella delle teorie che girano nelle teste e che contrastano col sentimento della dignità umana che vive nei cuori. Cos'è che impedisce che il cibo arrivi dappertutto a coloro che ne hanno bisogno? È il pensiero che si ha diritto di mangiare solo se si lavora. Ci sono milioni di persone che muoiono di fame perché vivono in condizioni di economia depressa e non hanno lavoro, che sono costretti a lavorare in condizioni disumane per un tozzo di pane. Ma anche nei paesi in cui vi è abbondanza di produzione i poveri aumentano sempre più, il lavoro diminuisce per il progresso tecnico e scientifico e la fame e l'indigenza crescono. 

Esiste in Italia una piccola comunità di amici che cerca di diffondere il progetto dell'Antropocrazia, che propone di abolire tutti i tributi e gli obblighi previdenziali, nonché tutti i costi del carico normativo imposto alle imprese dalle leggi statali, il che farebbe diminuire i prezzi  di mercato di oltre la metà. Infatti tutti questi costi si scaricano sui prezzi finali di merci e servizi, a tutto danno dei consumatori, specialmente dei più poveri. Non sarebbe questo un modo per raddoppiare il potere d'acquisto, e quindi per consentire di raddoppiare la possibilità di mangiare a chi è in stato di bisogno?

I contrari affermano che in tal modo non vi sarebbero più le entrate fiscali per finanziare i servizi pubblici. Ma non considerano che l'Antropocrazia propone l'istituzione di un'unica tassa, in forma di decurtazione monetaria periodica mensile su tutti i valori monetari presenti sui conti bancari e in forma cartacea. Questa fiscalità è piccola, massimo 10% annuo, non si può evadere e non si scarica sui prezzi, perché applicata al denaro fermo e non agli scambi economici, nei quali si forma il prezzo di ciò che viene scambiato. 

Con il denaro riscosso da tale decurtazione si propone di istituire per ciascun cittadino dalla nascita alla morte un reddito incondizionato mensile, in misura uguale per tutti, come unica forma di solidarietà sociale generalizzata, che assicuri il diritto ad una vita libera e dignitosa e consenta che il lavoro divenga una libera scelta, fondata sul piacere di mettere in atto i propri talenti e di trarne anche il giusto profitto, e non determinata dal ricatto della mera sopravvivenza.

Come si può tollerare che oggi, per necessità di sopravvivenza, tutti debbano lavorare per sopravvivere, producendo una quantità enorme di merci, delle quali oltre la metà viene buttata via invenduta perché la gente non trova lavoro e il poco denaro che possiede viene di continuo svalutato dall'incidenza fiscale sui prezzi? Non si conosce la legge di mercato? In presenza di eccesso di produzione rispetto alla domanda, i prezzi scendono e i produttori non riescono a ripagarsi i costi di produzione e ad avere un profitto, quindi devono chiudere. Ma in presenza di tutte le attuali tasse i prezzi vengono gonfiati e i consumatori non possono acquistare se non merce scadente a prezzi accessibili alle loro tasche. La domanda non è scarsa perché la gente non ha bisogno di acquistare, ma perché non ha il denaro necessario. E l'offerta non è eccessiva perché la domanda sia alta, ma perché si lega la produzione delle merci alla necessità di avere un reddito.

In presenza del reddito base incondizionato per tutti la domanda corrisponderà all'effettivo bisogno di merci e servizi da parte di tutti gli individui e l'offerta si regolerà in funzione della domanda, dato che il lavoro non avrà la funzione di garantire la sussistenza, ma di produrre ciò che viene richiesto dai consumatori e non di più.

Oggi viene sequestrato e buttato via il cibo di cui hanno vitale necessità coloro che sono nell'indigenza. Si impedisce che ne possano godere semplicemente perché non si riconosce il diritto incondizionato alla vita, ma si impone l'obbligo di lavorare.

La scienza dello spirito ci invita a cercare le cause dei fenomeni esteriori nei pensieri e nei sentimenti degli esseri umani. Noi tutti abbiamo assistito alla missione umanitaria della Flotilla, abbiamo deprecato l'intervento delle navi militari israeliane che hanno sequestrato gli alimenti destinati agli affamati, che del resto avrebbero portato sollievo per breve tempo.

Ma ci sono delle navi militari ben più potenti nelle nostre anime che bloccano il cibo destinato all'intera umanità, nel corso di più generazioni. Sono i pensieri non meditati nelle loro conseguenze, che sono in conflitto coi nostri stessi sentimenti di umana compassione.

La guarigione dei mali dell'umanità avverrà solo se riusciremo a guarire questa profonda ferita nelle nostra anime, se riusciremo ad unire ragione e compassione, testa e cuore.

La Flotilla dell'Antropocrazia lancia un appello alle anime, invita ad unirsi a questa missione di giustizia e pace, nella quale non si rischia la propria vita, ma la si può ricevere in dono, per-donarla all'intera umanità.

Stefano Freddo

P.S.

Sono due anni che conosco (tento di conoscere) l'Antropocrazia e faccio parte di questa comunità di amici che la studia ragionandoci su, incontrandoci prevalentemente via zoom. E dopo due di studio e pensieri su di essa, mi sento di dire che l'Antropocrazia è la sola soluzione alla questione sociale che incatena gli uomini nella morsa della necessità di lavorare per forza perché schiavi del denaro. 


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