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sabato 19 dicembre 2020

A Sinistra c'era vita

Sinceramente, ascolto o leggo quasi sempre volentieri D'Alema: non mi sta antipatico, piuttosto il contrario, perché lo ritengo - forse a torto - una persona intelligente. 
Viceversa, la sua storia politica mi sta antipatica eccome, sebbene salutai con favore la parabola ascendente che lo portò a diventare presidente del consiglio e, poi, qualche anno dopo, anche ministro degli esteri del Prodi bis.
Venuto meno lo scandalo Berlusconi (che mi faceva da paraocchi, lo confesso) e finita l'illusione riformista e la possibilità di dare qualsiasi credito al Pd (più o meno, dal governo Monti in poi), il credito politico che avevo concesso a D'Alema si è esaurito e non c'è stato verso di concedergli un centesimo in più, anche in funzione anti-renziana (sebbene il vacuo e svilente discorso di Renzi sulla rottamazione stava per farmi riaprire il portamonete).

Per venire all'oggi: sul Corriere, D'Alema ha rilasciato un'intervista ad Antonio Polito, nella quale dice - come quasi sempre gli capita - cose sensate. Purtuttavia, questa volta, certe considerazioni mi hanno dapprima disorientato e poi hanno fatto girare le palle. Vediamo perché:
Di recente ha detto che «a sinistra c’è vita». Gli chiedo dove l’abbia vista, ora che sono chiusi i bar per gli apericena. Risponde che c’è poco da scherzare, alle regionali la sinistra ha retto grazie alla tenuta del Pd, e sta affrontando bene la prova del governo in condizioni terribili. Ma il problema è: come si va avanti? Secondo D’Alema bisogna fare «un partito nuovo». Il ragionamento è questo: «Il Pd era nato con la vocazione maggioritaria; ma non solo non ha raggiunto il 50%, è anche lontano da quel 30% di italiani che si riconoscono nella sinistra. Le formazioni che se ne sono staccate, compresa quella che per ragioni morali ho contribuito a fondare, hanno anch’esse fallito il loro obiettivo politico. Serve una forza nuova, una vera e propria associazione politica. Che abbia degli iscritti, non dico i milioni di un tempo, ma cento, duecentomila persone che possano volersi iscrivere a un partito, abbiano il potere di decidere e non deleghino ai meccanismi casuali delle primarie la selezione della classe dirigente. In più dovrebbe avere una ideologia».
Una ideologia? Nel 2020? «Certo. Una visione del mondo, un insieme di valori e un’idea del futuro. La destra mondiale è rinata su basi ideologiche: la terra, i confini, la nazione, la religione, l’identità. Come può vivere la sinistra senza idee-guida? Non bastano i programmi per appassionare le persone. E senza partiti non c’è classe dirigente. In Francia la produce lo Stato; ma l’Italia, dopo la morte dei partiti, la famigerata casta, si è afflosciata come un corpo senza più ossatura. Oggi gli strati alti della società si tengono lontani dalla politica, e quelli popolari ne sono esclusi e respinti. Rischiamo di regalarne il monopolio a una classe di déraciné».
Ecco, la cosa che mi fa incazzare, molto incazzare (e forse è anche colpa di Polito che si è guardato bene dal chiedergli spiegazioni) è: come sarebbe, compagno D'Alema («e la parola compagno non so chi te l'ha data, ma in fondo ti sta bene, tanto è ormai squalificata»), tu sbandieri il bisogno di ideologia, di visione del mondo, di valori e idee del futuro e le uniche che elenchi, come esempio da dare al giornalista, sono ideologia, visione, valori e idee della destra e non dici niente, non offri neanche un accenno su quale sarebbe l'ideologia che dovrebbe avere il (l'ennesimo) nuovo partito di sinistra? Ma chi pensi di prendere per il culo?

O, forse, è stata la decenza a farti tacere? Giacché per uno che «presiede l'Advisory Board di Ernst Young, società di consulenza globale, pezzo da 90 del capitalismo anglosassone», per uno che «è anche consulente dei think thank organizzati intorno alla Silk Road Initiative del governo cinese», dire qualcosa di sinistra è diventata cosa praticamente impossibile?

O, magari, sulla rivista Italianieuropei hai lasciato che lo dicessero, nei loro articoli, la Meloni e Giorgetti?



mercoledì 4 dicembre 2013

Presentazioni



Se fosse una bellafica, in un paio di settimane raccoglierei una caterva di stronzate ribollite à la guêpe, e con qualche migliaio di euro mi farei pubblicare un libro, senza nemmanco correggere le bozze, giusto per ricordale che ogni promessa è un debito.

Tuttavia, AntonioPolito1 di bellafica ha solo la scriminatura dei capelli non posticcia come quella del preg. bisunto. Quindi.

Quindi lasciamo perdere. D'altra parte è facile parlar male di coloro che mangiano nella broda politicante; il peggio è che essi ne godono perché pensano che ogni rilievo, che giunge loro esterno dalla cricca ove gozzovigliano, scaturisca dal risentimento e/o dall'invidia - e hai voglia a specificare che non è così, che fotte un cazzo se loro sono degli ammanicati e noi dei senza maniche. Ignorarli? Già s'ignorano i più, e i pochi dove l'occhio cade sono solo un'eccezione, un piccolo divertimento mondano facile come sputare in terra.

Comunque, più della conversazione twitteriana, volevo soltanto rilevare come Vespa, che è solito presentare il suo libro annuale anche alla fiera delle uova di struzzo di Monculi sopra Empoli, quest'anno avrebbe dovuto aver il buon gusto di non far patrocinare il suo volume da un pregiudicato che deve scontare la sua pena (non si sa né quando né come). Sarebbe stato più opportuno chiamare Monsignor Nunzio Scarano il quale, nonostante i gravi capi di accusa, non è stato ancora passato in giudicato (tra l'altro, se Vespa lo invitava, il Monsignore poteva cogliere l'occasione di presenziare la fase dibattimentale del processo che lo vede imputato).

domenica 27 maggio 2012

Sappia la (mano) Sinistra cosa fa Destra

Sul Corriere della Sera cartaceo di oggi (ma non ancora online) v'è un editoriale di Antonio Polito sulle “ambizioni del PD” dal titolo: «Se la sinistra vuole governare dimostri di essere cambiata». Cavolo!, mi sono detto, qui non si scherza, leggiamo.
Ho letto.
Bastava il titolo.
In effetti, tale editoriale non dice altro, non una proposta sul come la sinistra dovrebbe cambiare o su cosa dovrebbe cambiare. Niente. Polito si limita soltanto a ricordare il fallimento dei precedenti governi del centro-sinistra della cosiddetta Seconda Repubblica, e che:
«Insomma: è quantomeno legittimo non fidarsi, visti i precedenti. A questo passato si potrebbe ovviare offrendo una garanzia per il futuro. La sinistra potrebbe cioè convincere gli italiani che la prossima volta non sarà come le due precedenti. Però, a differenza che in tribunale, in politica l'onere della prova incombe sul sospettato. Non sono gli elettori a doverci credere, ma la sinistra a doverlo dimostrare. Per ora, a dire la verità, né le possibili alleanze, né il personale politico, né i contenuti programmatici sembrano discostarsi significativamente da quelli che furono alla base degli insuccessi precedenti. Non è che se c'è Vendola al posto di Bertinotti e Di Pietro al posto di... Di Pietro, le cose cambino molto. Per giunta, stavolta non c'è neanche un Prodi».
Anche il personale giornalistico dovrebbe essere rinnovato, non trovate? Occorreva Antonio Polito per arrivare a comprendere queste cose? Perché Polito, invece di limitarsi a queste scontate analisi, non ha provato a dare qualche suggerimento - anche riformista e cerchiobottista - alla sinistra?
Perché egli si pasce della fuffa politicante che alimenta il suo non luogo ad essere un autorevole editorialista politico. Discorso complicato riassumibile in: di quel che scrive Polito non importa un cazzo a nessuno - a me oggi un pochino, visto che ho abboccato al suddetto titolo.

Comunque, dato che siamo persone ragionevoli e propense all'altruismo intellettuale, qualche consiglio glielo possiamo pure dare noi a Polito, affinché dalle pagine del Corsera, col suo prossimo editoriale, egli possa proporre qualcosa di concreto per il cambiamento della sinistra. Vediamo:
  • La Sinistra per cambiare dovrebbe rendersi conto di essere di sinistra.
  • La Sinistra per cambiare dovrebbe semplicemente essere la parte politica che difende il lavoro contro il predominio del capitale.
  • La Sinistra per cambiare dovrebbe essere la parte politica che tutela gli interessi del ceto popolare e del ceto medio contro quella minuscola parte di individui sfruttano il popolo, altrimenti detti padroni.
  • La Sinistra per cambiare dovrebbe avere a cuore un idea di Stato laico che non si arrocca in alcun tipo di nazionalismo, e che imponga con forza l'idea di un'Europa dei popoli e non un'Europa degli interessi finanziari.
  • La Sinistra per cambiare non dovrebbe mai più farsi condizionare dalle pressioni vaticane (o di altra natura confessionale) riguardo ai temi di natura civile e bioetica.
Eccetera... Al momento mi sono stancato di proseguire. Accolgo volentieri i suggerimenti di chi volesse. Tanto per farsi un'idea su cosa bisogna intendere con la parola (politica) sinistra.