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giovedì 25 gennaio 2018

Il volto


È stata inventata un'applicazione, pare piuttosto facile da usare, che permette di fare faceswapping, vale a dire sovrapporre il volto di una persona al corpo di un'altra, con un alto grado di verosimiglianza. 
Applicato sin da subito, con risultati convincenti, nel mondo del porno, alcuni utenti hanno iniziato a usarlo anche nei confronti di personaggi politici, anche se - mi pare, al momento - con minor efficacia.

A breve, quindi, ci sarà da divertirsi con le fakenews? Non credo. Piuttosto, sospetto che tale strumento, più che diventare un'arma di sputtanamento, sarà uno scudo per i personaggi pubblici, i quali, magari realmente beccati in situazioni compromettenti, potranno dire che il video "rubato" è tutto un falso e cavarsela.

Comunque sia, come sostenevo con un amico dal quale ho appreso la notizia, di fronte a una improbabile diffusione epidemica di tale applicativo mediatico, l'unica autentica protezione sarà quella di non essere famosi, riconoscibili, ma semplici, anonime facce da social che non titillano alcuna fantasia, neanche come interpreti di film porno.

lunedì 21 novembre 2016

Brodo di giuggiole (3)

3

«In una sorta d'entusiasmo e di stanchezza tipici della disperazione, comincio questo progetto. Dovrei quindi andare in Danimarca per scrivere qualcosa, dovrei guadagnare un milione. Tre giorni e tre notti di panico e di stitichezza spirituale e corporale. Poi ci ho rinunciato. C'è infatti un punto determinato, in cui l'autodisciplina, che è qualcosa di buono, si trasforma nell'autocostrizione, che è maledettamente dannosa. Ci ho rinunciato, dopo aver scritto due pagine e aver inghiottito una scatola di lassativi...»
Ingmar Bergman, (appunti del 1962), in Immagini, Garzanti, Milano 1992

Se il nostro poeta - già biologo, adesso in pensione - fosse inciampato in questo passo bergmaniano, probabilmente non avrebbe più fatto confusione tra autodisciplina e autocostrizione, e alle perette di camomilla tiepida, avrebbe preferito la dolce euchessina.

Invece niente. Dalla mattina al tramonto, fatto salvo una brevissima pausa per il pranzo, si rintanava nel suo studio, seduto alla scrivania o affacciato alla finestra, e pensava, pensava a quello che doveva scrivere, ombre che gli passavano davanti agli occhi ma che faticosamente riusciva a trasformare in versi.

Per sua fortuna, l'ex assistente, ora compagna, era lontana in quei giorni - l'aveva convinta, abbastanza facilmente, seppur a prezzo di un ulteriore sacrificio economico, a trovare una sistemazione per lei e la bambina, un piccolo monolocale adibito a casa vacanza nei i mesi estivi (adesso libero), giù nel centro del villaggio.

Solo, dunque. La casa intera a disposizione. Silenzio. Un momento ideale per iniziare l'opera.

Un giorno di tardo autunno, dopo aver trascorso ore e ore intento a fissare una moltitudine di vermi spiaggiati sul lastricato di porfido, il Nostro protagonista - al quale ancora dobbiamo dare un nome, ma lasciamola in sospeso la questione per il momento - aveva buttato giù alcuni versi che - immaginava - avrebbero potuto essere il mottetto di apertura della sua prima raccolta. Certo, ancora di molto labor limae abbisognavano; nondimeno, era moderatamente soddisfatto:

Per ammazzare il tempo
un lombrico ammazzo,
l'amico che un giorno
del mio corpo farà scempio.
Una vendetta anticipata
servita su un piatto ancora caldo.

Lo guardo il lombrico sezionato:
una parte spiaccicata sul selciato
da un passo disattento:
non un lamento, non un grido:
che nobile portamento.

Mentre sillabava i versi davanti alla nudità di un salice fradicio di pioggia, sentì un rumore di pneumatici avvicinarsi verso casa. Era un giovane messo notificatore inviato dal comune, che gli portava il certificato elettorale. 

venerdì 17 giugno 2011

Elisabeth c'est moi

 

Se avessi un anemometro interno per misurare il sommovimento dei pensieri bloggheristici, in questo momento segnerebbe bonaccia. 

[Ma no. È che sono in attesa della fine della rappresentazione del potere berlusconiano. C'è questa estate di mezzo a intralciare lo svolgersi dell'epilogo. Non ne posso più di stare qui dentro questo teatro, ho voglia di uscire, ma hanno bloccato le uscite di sicurezza. Tocca sorbirsi lo spettacolo per intero. Queste ultime battute sono nauseanti. D'altronde gli attori sono così scadenti, di spessore minimo]