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martedì 25 ottobre 2016

Nobel per la Pece

Ho letto questa notizia su Il Giornale. Io, dopo Putin, avrei aggiunto pure Assad.

Da un punto di vista strategico, non si può rimproverare all'America, e quindi al suo comandante in capo, di fare il gioco dell'America (e degli alleati più stretti dell'America; nello specifico della guerra in corso: Israele, Arabia Saudita, Qatar).

Quello che si può invece - e giustamente - rimproverare non tanto all'America ma al suo comandante in capo, è quello di non aver mai avuto cinque minuti di tempo, in sette anni, per telefonare a Oslo, al Comitato del Nobel della Pace e restituire il premio.

Perché da una persona intelligente, con una certa rettitudine morale, ci si aspetta di non essere presi per il culo. Perlomeno non fino all'ultimo, no.

mercoledì 6 luglio 2016

Giudicare i vincitori

L’invasione dell’Iraq è stato un errore, secondo il rapporto Chilcot. L’inchiesta ufficiale del governo britannico sull’intervento armato britannico del 2003 è stata diretta da Sir John Chilcot, uno dei consiglieri privati della regina, ed è stata commissionata nel 2009 dall’allora premier Gordon Brown. Il Regno Unito, secondo il rapporto, è andato in guerra prima che si fossero esaurite tutte le opzioni pacifiche. Inoltre la minaccia delle armi di distruzione di massa nelle mani del regime di Saddam Hussein, considerata la principale motivazione per l’entrata in guerra, è stata “presentata con una convinzione non giustificata”.
E ora che accade? Il Regno Unito avrà la forza politica di incriminare Tony Blair, il governo di allora e i parlamentari che approvarono l'attacco all'Iraq? No, vero? E allora, è sufficiente uno scapaccione storico e tutti pari? Non sarebbe opportuno che qualcuno denunciasse i responsabili del conflitto armato che ha devastato lo stato iracheno, provocando una irrisolvibile conflittualità regionale che è stata un limo eccellente per concimare i semi del fanatismo religioso? 
Insomma, non sarebbe bene che la Corte penale internazionale giudicasse Blair e Bush (e in parte anche Berlusconi che si fece trascinare dai foglianti guerrafondai), sì come è stato giudicato Milošević?

- Eh, ma Milošević ha perso la guerra.

- Già, perché Bush e Blair l'hanno vinta.


giovedì 15 dicembre 2011

Nove anni di distruzione di massa

Noi che abbiamo la fortuna di esser nati in un luogo chiamato Europa e in un tempo in cui, tutto sommato, pochi guardiani controllano il nostro vivere e che quindi - a parte il paradosso delle libere elezioni (nel quale esercitiamo un potere per dare potere a chi di noi poco si cura o si cura male) - siamo sostanzialmente liberi, e ci muoviamo in una società senza miseria e devastazione, noi, cosa possiamo dire ai cittadini iracheni sopravvissuti dopo nove anni di guerra ininterrotti, nove anni, quasi quattro in più degli anni della nostra ultima guerra mondiale, cosa possiamo dire ai mesopotamici ora che gli americani se ne vanno lasciandoli nelle mani di un governo tecnico (eppure hanno votato anche loro, mi pare)? Possiamo dirgli: «Coraggio, ci siete quasi, tra poco arriverà il benessere», e «non saranno deindicizzate le pensioni di anzianità»?
Il presidente Obama ha detto che «è più difficile finire una guerra che cominciarla». Forse perché, per finirla, occorre giustiziare il vero colpevole - e Saddam Hussein (atroce aguzzino, ok) da un punto di visto politico era più innocente di George W. Bush -, o forse perché la guerra ha portato un caos e una devastazione di cui i salvatori americani sono i principali responsabili? Quanti barili di petrolio ci vorranno per dimenticare tutto? Io, nonostante a Obama voglia sempre bene e che speri venga nuovamente eletto presidente, per tante cose sono stato da lui deluso, e l'Iraq è una di queste, perché non si è vergognato abbastanza pubblicamente di quello che ha fatto il suo predecessore.