sabato 3 maggio 2008

L'eterno movimento strascicato


Abbiamo iniziato con una visione abbastanza infantile di un Dio Artigiano, antropomorfo, e abbiamo riconosciuto che questa idea, presa alla lettera, era ragionevolmente in via di estinzione. Quando abbiamo osservato con gli occhi di Darwin i processi progettuali effettivi di cui noi e tutte le meraviglie della natura siamo oggi i prodotti, abbiamo trovato che Paley era nel giusto considerando questi effetti come il risultato di una gran quantità di lavoro, però ne abbiamo trovato una spiegazione non miracolosa: un processo algoritmico, carattterizzato da un imponente parallelismo e quindi da un'eccezionale quantità di sprechi, di tentativi di progetti, senza la guida di una mente, in cui, tuttavia, le minime aggiunte progettuali sono state amministrate con grande parsimonia, copiate e riusate per miliardi anni. La meravigliosa particolarità, o individualità, della creazione non è dovuta a un genio inventivo shakespeariano, ma agli incessanti contributi del caso, a una sequanza crescente di quel che Crick ha chiamato «accidenti congelati».
Quella visione del processo creativo, comunque, lascia apparentemente un ruolo al Dio Legislatore, che è seguito a sua volta dal ruolo newtoniano del Dio Scopritore di Leggi; poi anche quest'ultimo svanisce nel nulla, come si è appena visto, non lasciandosi alle spalle alcuna Azione intelligente nel processo. Ciò che rimane è quanto trova (se trova qualcosa) il processo con il suo eterno movimento strascicato e senza la guida di una mente: una platonica ed eterna possibilità di ordine. In verità, si tratta di un esempio di bellezza, come hanno sempre sostenuto i matematici, ma non è di per sé qualche cosa di intelligente bensì, meraviglia delle meraviglie, di intelligibile. Essendo astratto e fuori dal tempo, non è qualche cosa che abbia avuto un avviamento o un'origine per cui sia necessaria una spiegazione. L'origine che ha bisogno di una spiegazione è l'origine dell'universo concreto e, come chiese tanto tempo fa il Filone di Hume: «Perché non fermarci al mondo materiale?». Quest'ultimo, si è visto, in effetti esegue una versione dello stratagemma essenziale di bootstrap (autoelevazione); si crea da solo ex-nihilo, o comunque da qualche cosa che è quasi indistinguibile dal nulla. A differenza dell'autocreazione di Dio, misteriosa, incomprensibile e fuori dal tempo, questa autocreazione è un'acrobazia non misteriosa che ha lasciato una grande quantità di tracce. Inoltre, poiché non è soltanto concreta, ma è anche il prodotto di un processo storico di mirabile singolarità, è una creazione della massima eccezionalità - che comprende e oscura tutti i romanzi, i dipinti e le sinfonie di tutti gli artisti - che nell'iperspazio delle possibilità occupa una posizione diversa da tutte le altre.
Nel secolo XVII, Spinoza identificò Dio con la Natura, sostenendo che la ricerca scientifica è il percorso corretto della teologia. Per questa eresia fu perseguitato. La visione eretica di Spinoza, Deus sive Natura, ha una preoccupante (o, per qualcuno, attraente) caratteristica bifronte: nel proporre la sua semplificazione scientifica, Spinoza personifica la Natura o spersonalizzava Dio? La visione di Darwin è più produttiva e fornisce la struttura in cui è possibile vedere l'intelligenza di Madre Natura (o si tratta soltanto di un'intelligenza apparente) come una caratteristica non miracolosa e non misteriosa - e quindi ancor più meravigliosa - di questa autocreazione.

Daniel C. Dennett, L'idea pericolosa di Darwin, Bollati Boringhieri, Torino, 1997, pag. 232-3.

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