lunedì 30 luglio 2012

Propagare verità sociali dall'America

La foto non c'entra niente è che scrivere questo post mi ha fatto venire sonno
Sandro Brusco e Michele Boldrin di NoiseFromAmerica hanno pubblicato oggi un lunghissimo e interessante post sul perché il Partito Democratico non sia lo strumento migliore per fermare il declino italiano.
È gente esperta, da prendere con le pinze, quindi bisogna fare attenzione a pungolarli, c'è caso rizzino il pelo come gli istrici. Ma io ci provo, non del dettaglio perché il loro pezzo è estenuante. Evidenzio alcuni passaggi che mi gettano nello sconforto, non tanto perché non sono “liberista” come loro, quanto perché vorrei che loro precisassero certe cose e non le lasciassero nel vago delle soluzioni magiche che sembrerebbero alla nostra portata e invece no.
Premessa: non entro nel merito della loro critica al PD (il quale partito è il soggetto del loro post), ma solo su alcuni passaggi che mi lasciano interdetto.
Essi dicono
«la politica si fa, anzitutto, con la selezione delle classi dirigenti.»
Ma chi seleziona chi? Per esempio: loro, che sono competenti, dati i loro studi e ricerche, che sono dunque, dal loro punto di vista ben selezionati per rendere più efficiente questo sistema economico borghese, perché non entrano nell'agone e vanno a fare politica?*
Per lo meno Monti - loro caposcuola e maestro in un certo senso - seppur non giovanissimo, s'è sporcato le mani e, pur non risolvendo niente (anche a causa del fatto che deve governare con l'avallo di una maggioranza spuria), qualcosa fa, poco e male, ma fa. E lui è stato selezionato da cosa? Dalla Bocconi, dal Fondo Monetario internazionale, dalla Comunità Europea, dal Corriere della Sera? Chi seleziona chi? Come già mostrarono i greci, in democrazia la migliore selezione si avrebbe attraverso il sorteggio. Chi non è capace di governare come finora siamo stati governati?

Altra frase, conseguente a quella sopra,
«L'idea che la mobilità sociale sia frutto di mercati concorrenziali è da sempre completamente assente da quell'apparato teorico: non a caso molti di voi si scontrano quotidianamente con un muro tutte le volte che sostengono l'opportunità di rendere il mercato del lavoro meno rigido per permettere ai capaci di andare avanti e progredire economicamente facendo così progredire il paese con loro»
«Permettere ai capaci di andare avanti e progredire economicamente facendo così progredire il paese con loro». Trovo questa frase aberrante e quasi eugenetica. Trattasi di selezione della razza e, in Italia e non solo, tale selezione è già stata fatta. A dirlo è non un veterocomunista ma bensì un giuslavorista a loro concettualmente vicino: Pietro Ichino che titola un suo editoriale «Perché non è bene che il padre lasci il posto in azienda al figlio». 
Il problema è che tali economisti non hanno ancora capito che rendere il mercato di lavoro meno rigido varrà non tanto per selezionare i davvero meritevoli ai piani alti, ma per selezionare e sfoltire coloro che fanno un lavoro ai piani bassi in cui non ci vuole alcuna meritocrazia per farlo, lo fai e basta, perché non hai altre alternative alla fame. Lavorare otto ore alla catena di montaggio di qualsiasi attività è una rottura di palle che ti rende la vita flessibile abbastanza per dire ai vari Marchionne del mondo: «Vieni giù un po' testadicazzo, facciamo a cambio un semestre e poi vediamo se io non sono capace di fare schifo da un punto di vista del mercato come fai tu. Vieni, sii davvero flessibile».

Altro passaggio ancora, questo:
«Le privatizzazioni vennero fatte, è inutile nasconderlo, sotto la spinta dell'urgenza di far cassa per fronteggiare una situazione assai critica del debito pubblico. Vennero infatti subite perché, mentre la motivazione era far cassa, l'impulso intellettuale veniva dall'esterno dei partiti che sono poi confluiti nel PD: era il prodotto di alcuni "tecnici" prestati alla politica, il cui nome non crediamo serva fare. Il futuro PD subì le privatizzazioni, non le gestì né le fece proprie. Non ci fu, infatti, alcuna spinta convinta alla liberalizzazione di quelle industrie perché non c'era la capacità di intendere a cosa serviva privatizzare e in che senso liberalizzare, ossia rendere concorrenziali i mercati, possa servire per generare crescita economica e mobilità sociale (il fatto che la destra lo capisse anche meno non è una scusante).»
Non amo generalizzare, ma così a colpo d'occhio non credo affatto che liberalizzare significhi rendere concorrenziali i mercati. Né tantomeno le liberalizzazioni consentano mobilità sociale. Se infatti si guardano le liberalizzazioni effettuate e quanti nella società ne abbiano tratto beneficio tanto da essersi mossi socialmente, il quadro appare molto sconfortante. E non solo in Italia.

Inoltre:
«La cultura del gruppo dirigente [del PD] è pessima ed è andata deteriorandosi, ma alla fine, come ci insegnava il tizio di Treviri, la cultura è parte della sovrastruttura. Se il PD comunque rappresentasse le forze sane e produttive del paese, la mediocrità del suo gruppo dirigente farebbe relativamente pochi danni. E qui è dove veramente ti chiediamo di pensare e riflettere. Chi e cosa rappresenta, oggi, la sinistra italiana? Cerca una risposta onesta ed evita che l'amore per vecchie bandiere offuschi l'analisi. Mettiamola cosi': secondo te, ideologie e cretinate sovrastrutturali a parte, chi produce più valore aggiunto in Italia? I gruppi sociali che il PD rappresenta con le sue proposte politiche ATTUALI o il resto? Lo sappiamo, questa domanda è un po' un colpo basso, ma è importante.»
Ribadisco: io non sono affatto l'avvocato d'ufficio del PD, ci mancherebbe. Ma scrivere «se il PD rappresentasse le forze sane del paese» presuppone che:
a) esistano forze sane, e se uno lo sa che esistono, male non sarebbe stato specificarle;
b) le presunte forze sane che non votano PD o non votano - e passi - o votano qualcun altro. Chi? La Lega, il Pdl, Beppe Grillo? E votando tali partiti o movimenti sarebbero forze sane?
E poi: «chi produce valore aggiunto»? Sarebbe stato d'uopo che i due esperti lo avessero specificato, anche se è facile intuire chi: la piccola e media industria, le partite iva, gli autonomi. Gli operai no. I dipendenti pubblici, peste li colga. Vero, tante storture lo stato italiano ha consentito e consente e fanno bene i nostri a specificarlo ogni volta. Ma, come altre volte mi pare di aver scritto, essi pensano davvero che se l'Italia avesse un grado di onestà e civiltà pubblica pari a un paese scandinavo le cose economicamente andrebbero meglio? Lo so, fa rabbia anche a me che ci siano dei tromboni di stato che prendono uno sproposito di stipendio e non si sa perché ma continuano a prenderlo. Ma chi avrà mai la forza politica di abbassare lo stipendio dei boiardi di Stato?
Infine: il valore aggiunto. Se Brusco e Boldrin avessero letto davvero il tizio di Treviri farebbero meno gli spiritosi e direbbero chi veramente aggiunge valore alla produzione. Ma qui lascio il testimone a chi è più esperto di me, Olympe de Gouges, per esempio.

*Ah, sì pare che stiano creando un movimento... ma allora, anziché sul PD, si concentrino su di sé.

12 commenti:

Olympe de Gouges ha detto...

vedi, dal LORO punto di vista hanno ragione. è il LORO punto di vista che è sbagliato

http://diciottobrumaio.blogspot.it/2012/05/una-pietra-e-una-pietra.html

compresa la risposta al tuo commento, forse ora comincia a esserti più chiara

Fahrenheit451 ha detto...

"dal LORO punto di vista hanno ragione. è il LORO punto di vista che è sbagliato"

Ecco, e a me, forse più dell'inquietante finale del racconto di Kenner, inquieta parecchio anche questa totale assenza di dubbi.

Non so perchè, ma dietro il bagliore delle "sole ed uniche Verità", qualsiasi esse siano, io ci intravedo sempre dei pali ben affilati.

Magari a far da palizzata a dei bei "campi di rieducazione"... :(

Olympe de Gouges ha detto...

Brava/o liquidi tutto con la solita frasetta reazionaria sui campi di rieducazione.

Quindi dovremmo credere che il dubbio è in sé una virtù, ossia l’unica prospettiva che consente di essere sopra il torto e la ragione, di non prendere posizione, intangibili nel dubbio se fare o non fare, lasciando che le cose vadano per il loro corso. E del resto la verità è irraggiungibile, sempre relativa, e chi intende cambiare lo stato di cose presenti, in un modo o nell’altro, porta a derive assolutistiche quando non ai campi di concentramento, alla violenza.

Lei come pensa si sia formato lo stato di cose presenti? Tagliando decine di migliaia di teste, con decine di milioni di morti, con la distruzione d’interi popoli e nazioni, oppure con “la forza delle idee”? Le fa orrore la violenza? Apra gli occhi, guardi introno, nessuno degli agi che le sono forniti quotidianamente è senza prezzo. Si chieda chi l’ha pagato e continua a pagarlo.

La rivolta contro le condizioni esistenti è ovunque presente. Essa non ha ancora un progetto esplicito e organizzativo perché il posto è occupato ancora dalla vecchia politica e da quei dubbiosi “moderati” che la pensano come lei.

Sul futuro non sappiamo ancora nulla, ma sul presente non possiamo permetterci ancora dei dubbi.

Anonimo ha detto...

"Se il PD comunque rappresentasse le forze sane e produttive del paese, la mediocrità del suo gruppo dirigente farebbe relativamente pochi danni. E qui è dove veramente ti chiediamo di pensare e riflettere. Chi e cosa rappresenta, oggi, la sinistra italiana?"

E ma scusate, qui c'è un errore di fondo: il PD..la sinistra italiana?
Sarà senz'altro un altro PD di cui non sono a conoscenza.

Luca Massaro ha detto...

@ Fahrenhei451.


Il dubbio non è una virtù è un metodo per indagare il futuro, non lo stato di cose presente. Riguardo a quest'ultimo, infatti, bisogna avere travi negli occhi per non vedere dove la deriva capitalistica ci sta portando (noi umani). Rifugiarsi nell'assunto che questo è comunque il migliore dei sistemi possibili, significa rifiutare ogni prospettiva di miglioramento, perché questo sistema tutto quello che poteva dare come briciole a una parte di mondo per stare in pace l'ha data (a prezzo del debito), ma adesso che non si può più indebitarsi, spendere, che si mette nella costituzione il pareggio in bilancio, come si concilia il disagio dei molti e il privilegio dei pochi?
I miei dubbi - derivanti in primo luogo dal mio carattere in sé poco risoluto a prendere decisioni - concernono il fatto che la presa di coscienza dello stato di cose presente o è generalizzata alla maggior parte della popolazione, ovvero o riguarda tutti i cittadini oppure servirà a poco ribellarsi. Questo perché la ribellione/rivoluzione non può essere affidata a un gruppo di ribelli contra sistema, altrimenti questi, poi, si sentiranno autorizzati a essere Comandanti.

E l'utopia prevede che nessuno comandi più alcuno.

Ecco, l'Utopia. A me, inutile ripeterlo, Olympe persuade molto, mi convince (come mediatore del pensiero marxista). Quello che garbatamente gli rimprovero è che, pur essendo un bravissimo descrittore dell'inferno che ci riguarda, non vuole (perché non può, ed è bene così in fondo) descrivere un possibile "paradiso" (terrestre) post-rivolta.
Ma questo è il suo fascino (perlomeno, quello che esercita in me).

Fahrenheit451 ha detto...

@Olympe

Non è colpa mia se quei campi ci son stati e mi dispiace che il ricordarlo Le provochi l'orticaria.

Il mio commento, in ogni caso, voleva solo essere l'espressione di un disagio, personale e non politico e infatti l'ho scritto su questo blog e non sul Suo, che provo sempre quando mi imbatto in professioni di granitiche certezze assolute.
Sempre, religiose o politiche che siano.
Perchè sul futuro non sappiamo ovviamente nulla, ma i dubbi sul come cambiare il presente nascono dalla conoscenza del passato, che invece conosciamo tutti bene.
Ed è il passato che ci mostra come proprio in nome della stretta osservanza dell'Unica e Sola Verità, ovviamente decisa dal Sacerdote di turno, si siano trasformate tutte le grandi lotte di Libertà nel loro opposto.

Il dubbio non è in sè una virtù, certo, nè tantomeno una scusa per sospendere giudizi o dirsi fuori gioco; nessuno è fuori gioco, neanche chi dice di esserlo, che mente ben sapendo di mentire.

Il dubbio però è un mezzo, ha ragione Lucas, anzi "il" mezzo per eccellenza, la scintilla primigenia da cui è scaturito tutto il pensiero umano, compreso quello che ha generato la Sua Verità, caro/a Olympe, senza il quale saremmo con ogni probabilità ancora sulle palafitte a sacrificare vergini al Dio del Fulmine.

Nessuno può, in piena onestà intellettuale, negare che quello in cui viviamo è quanto di più lontano ci sia da quel "migliore dei mondi possibili" con cui ce lo presentano.

Ma non è certo con l'avvento di una Verità, qualsiasi essa sia, e con la sua forzata e forzosa adozione comune che si cambia davvero qualcosa.
Quello che così si cambia sono magari i Sacerdoti, e tutta la gerarchia di grandi e piccoli officianti della Verità, ma è solo con la conoscenza, con la consapevolezza e soprattutto con il profondo e sincero rispetto per ogni singolo essere umano che ne consegue che nessuno comanderà nessuno; perchè non ci sarà più nessuno che avrà bisogno di essere comandato nè nessuno disposto a farlo.

Ecco, su questo non ho dubbi.. :)

Olympe de Gouges ha detto...

lei o non ha letto ciò che ho scritto o non ha capito

non è il dubbio riguardo al passato che ci frena, ma la comoda posizione che occupiamo nel presente. le torno a ripetere che la rivolta contro le condizioni esistenti è ovunque presente. Essa non ha ancora un progetto esplicito e organizzativo perché il posto è occupato ancora dalla vecchia politica e dai “moderati” che la pensano come lei e si fanno scudo del dubbio

cmq non è il dubbio che ci ha dapprima posto e poi tolto dalle palafitte, ma la necessità e la volontà.

il resto è retorica a buon prezzo

Fahrenheit451 ha detto...

E invece ho letto e capito Olympe, eccome se ho capito; lei invece mi pare non ci abbia nemmeno provato, ma del resto lei non ne ha bisogno, lei già sa.
Tutto.
Chiudiamo qui questa sterile diatriba nata per sbaglio, perchè io, a differenza sua, non ho nessuna intenzione nè interesse a catechizzare alcuno.
Solo due cose mi permetto ancora, una frase di Orwell:

"Se la libertà significa qualcosa, allora significa il diritto di dire alla gente cose che non vogliono sentire."

E una poesia:

D'obbedienza, fede, adesione

Mentre me ne sto in disparte e osservo,

trovo qualcosa di molto commovente

nello spettacolo di grandi masse di uomini,

che seguono la guida di coloro

che in quegli uomini non credono.


(W.Whitman,Foglie d'erba)

Anonimo ha detto...

beh, su alcune cose non ci sono dubbi:
http://www.repubblica.it/politica/2012/08/01/news/vendola-bersani_ok_alleanza_aperta_all_udc-40136580/?ref=HREA-1

ps: dettaglio non da poco, il nome: "Polo della speranza".

Massimo Villivà ha detto...

@ Fahrenheit
Purtroppo non so se ci sono tante alternative. La "rivoluzione", se mai ci sarà, prevederà inevitabili pali di tortura, sangue a carrettate e tutta la solita sequela di orrori che abbiamo già conosciuto. Senza rivoluzione, avremo la schiavitù perenne senza nemmeno garanzia di essere mantenuti da chi ci schiavizza ... campare diverrà vincere una lotteria. Esagero? Non credo poi molto.
Non facciamo finta che le cose possano stare nel mezzo all'infinito.
Conoscendo la natura umana, è più probabile che le masse chineranno il capo a una schiavitù senza neanche più padroni che ti sfamano ... qualche rivolta ogni tanto ... e qualche spettacolino per calmare gli animi.

Massimo Villivà ha detto...

Comunque la foto è arrapante.

Luca Massaro ha detto...

Vero. Tiene svegli.