A Olympe, alla sua impresa pedagogica.
A Davos si riscopre il
concetto di classe. Tutta colpa della divisione dei cessi. Forse che
sia questa la ritirata del
capitale?
Ho
già detto che sto entrando, in punta dei piedi, nell'edificio
teorico di Marx. Quello che comincio a leggere nelle pareti
d'ingresso è che il comunismo
non può e non deve essere uno stato
ma un movimento che
tenta di abolire la divisione dei cessi
in modo strutturale non per invertire l'ordine dei fattori tra
sfruttati e
sfruttatori, bensì
per permettere agli individui trasformare la storia
particolare in storia
universale.
«Nella storia fino ad oggi trascorsa è certo un fatto empirico che i singoli individui, con l'allargarsi dell'attività sul piano storico universale, sono stati sempre asserviti a un potere a loro estraneo [...], a un potere del cosiddetto spirito che è diventato sempre più smisurato e che in ultima istanza si rivela come mercato mondiale. Ma è altrettanto empiricamente dimostrato che col rovesciamento dello stato attuale della società attraverso la rivoluzione comunista [...] e l'abolizione della proprietà privata che con essa si identifica, questo potere così misterioso [...] verrà liquidato, e allora verrà attuata la liberazione di ogni singolo individuo nella stessa misura in cui la storia si trasforma in storia universale. Che la ricchezza spirituale reale dell'individuo dipenda interamente dalla ricchezza delle sue relazioni reali [...]. Soltanto attraverso quel passo i singoli individui vengono liberati dai vari limiti nazionali e locali, posti in relazione pratica con la produzione (anche spirituale) di tutto il mondo e messi in condizione di acquistare la capacità di godere di questa produzione universale di tutta la terra (creazioni degli uomini)».Karl Marx-Friedrich Engels, La concezione materialistica della storia, 1845-46, traduzione di Fausto Codino, Editori Riuniti, Roma 1971
Premetto
che a me convince molto tale piano teorico (e anche pratico) di
liberazione, ma sento che esso non deve essere guidato da qualcuno (un partito, per esempio), ma vissuto
singolarmente; e questo, lo so, è difficile. La coscienza individuale è
quella che conta; e, altresì, quello che sta un millimetro sotto la coscienza:
il desiderio. Cosa desideriamo veramente, o meglio: il prendere
coscienza della necessità della rivoluzione, riuscirà a modificare i nostri stessi
bisogni e desideri? Ricordiamo, infatti, che una volta soddisfatti
tutti i bisogni primari, l'uomo desidera ancora. E cosa desidera se
non l'essere? Voglio dire: nella nostra vita non ci può essere uno
stato di quiete, di perfezione, di felicità assoluta. Siamo più o
meno tutti con l'acqua alla gola, cambia solo il sapore dell'acqua,
la capacità di berne quantità di amara e salata e putrida, o chiara e fresca e dolce.
E
penso a Laura anch'io. Tutti abbiamo una Laura che spegne e
accende le nostre lacrime e le nostra risa. A intermittenza.
Sono
dentro questo palazzo e mi muovo a modo mio. «Da ognuno secondo
le proprie capacità, a ognuno secondo i propri bisogni».
Qualcuno sa indicarmi la porta del bagno?