Il novello (o beaujolais?) maître à penser degli economisti di sinistra, Thomas Piketty, ha oggi brontolato i ricchi per via dell'inquinamento, sostenendo che dovrebbero pagare di più dei poveri e gné gné.
«Bisognerà trovare delle soluzioni: non si riuscirà a fare nulla se i Paesi ricchi non metteranno mano al portafogli.»
Non sarebbe meglio PayPal?
Comunque, ammesso e non concesso che i ricchi caccino li sordi, chi li dovrebbe prendere? Er Vuvueffe? Grinpiss? Non è dato sapere.
I ricchi inquinano? Che paghino, e la faccenda si risolve, sembra dire Piketty. Ora, va da sé che se l'inquinamento fosse una questione di soldi, avrebbero ragione quegli Stati che comprano quote di emissioni da altri Stati a minor impatto ambientale. E forse è questo quello a cui mira la proposta di Piketty. Leggiamo:
«Per andare sul concreto, i circa 7 miliardi di abitanti del pianeta emettono attualmente l’equivalente di 6 tonnellate di anidride carbonica per anno e per persona. La metà che inquina meno, 3,5 miliardi di persone, dislocate principalmente in Africa, Asia meridionale e Sudest asiatico (le zone più colpite dal riscaldamento climatico) emettono meno di 2 tonnellate per persona e sono responsabili di appena il 15 per cento delle emissioni complessive. All’altra estremità della scala, l’1 per cento che inquina di più, 70 milioni di individui, evidenzia emissioni medie nell’ordine di 100 tonnellate di CO2 pro capite: da soli, questi 70 milioni sono responsabili di circa il 15 per cento delle emissioni complessive, quanto i 3,5 miliardi di persone di cui sopra. E dove vive questo 1 per cento di grandi inquinatori? Il 57 per cento di loro risiede in Nordamerica, il 16 per cento in Europa e solo poco più del 5 per cento in Cina (meno che in Russia e in Medio Oriente, con circa il 6 per cento a testa). Ci sembra che questi dati possano fornire un criterio sufficiente per ripartire gli oneri finanziari del fondo mondiale di adattamento da 150 miliardi di dollari l’anno. L’America settentrionale dovrebbe versare 85 miliardi (lo 0,5 per cento del suo Pil) e l’Europa 24 miliardi (lo 0,2 per cento del suo Pil). Queste conclusioni probabilmente saranno sgradite a Donald Trump e ad altri. Quel che è certo è che è arrivato il momento di riflettere su criteri di ripartizione basati sul concetto di un’imposta progressiva sulle emissioni: non si possono chiedere gli stessi sforzi a chi emette 2 tonnellate di anidride carbonica l’anno e a chi ne emette 100. »
Ah, Piketty, Piketty che tanto piace alle menti illuminate e alle classi dirigenti della sinistra liberal progressista e riformista mondiale: lui sì che sa suonare il piffero, da vero incantatore.
Il suo, più che essere un pensiero eversivo è un pensiero diversivo.
Non una parola una sulle vere cause che determinano l'inquinamento e riscaldamento globali. Non un accenno al modo di produzione e ai rapporti di classe da esso stabiliti. Niente da fare: per certa gente il lavoro e la merce non esistono. Esistono soltanto i soldi e la distinzione tra chi ce l'ha e chi non ce l'ha. Come i peli.
«In questa notte buia, in cui ogni idea ha sempre lo stesso segno, è venuto meno l’ancoraggio alla conoscenza della società umana secondo il fondamentale assunto che sono i rapporti di produzione, che si formano indipendentemente dalla volontà e dalla coscienza degli uomini, ad essere infine determinati e originari, in antitesi ai rapporti ideologici, che nascono passando attraverso la coscienza umana.
L’ignoranza – più ancora che il rigetto – del materialismo dialettico impedisce di fare luce sulle leggi specifiche del modo di produzione capitalistico e dunque sul movimento nella sua contraddizione fondamentale. Non si tratta di una semplice questione d’ordine epistemologico, posto tra l’altro che siamo vittime obbligate delle accentuazioni ideologiche imposteci dagli attori del rapporto sociale.»
La farsa oramai ha conquistato tutto lo spazio storico. Fanno un meeting sull'inquinamento senza mettere in discussione di una virgola il sistema economico e produttivo.
«"L'inquinamento" oggi va di moda, esattamente alla stessa maniera della rivoluzione: prende possesso di tutta la vita della società e viene rappresentata in forma illusoria nello spettacolo. È la litania che ci infastidisce con una miriade di scritti e discorsi erronei e mistificatori, ma che afferra tutti per la gola. È in mostra ovunque come ideologia, eppure si afferma come processo reale. Le due tendenze antagoniste, che sono lo stadio supremo della produzione di merci ed il progetto della negazione totale di tale produzione, altrettanto ricche di contraddizioni al loro interno, crescono insieme. Sono i due aspetti attraverso i quali si manifesta un unico momento storico, atteso da molto tempo, e spesso previsto in forma parziale e inadeguata: l'impossibilità del proseguimento del funzionamento del capitalismo.»
E ancora:
«I padroni della società ora sono obbligati a parlare dell'inquinamento, sia al fine di combatterlo (dopotutto vivono sul nostro stesso pianeta – che è l'unico criterio in base a cui si può affermare che lo sviluppo del capitalismo in effetti ha portato ad una fusione di classe) sia al fine di nasconderlo, per il semplice fatto che l'esistenza di tali tendenze nocive e pericolose costituisce un forte movente per la rivolta, un'esigenza essenziale degli sfruttati, vitale come la lotta dei proletari del XIX secolo per il diritto di mangiare. In seguito al fallimento fondamentale dei riformismi del passato – tutti, senza eccezione, aspiravano alla soluzione definitiva del problema di classe – sta sorgendo un nuovo tipo di riformismo che risponde alle stesse esigenze dei precedenti, vale a dire la lubrificazione della macchina e l'apertura di nuove zone redditizie per imprese all'avanguardia. Il settore più moderno dell'industria è in corsa per partecipare ai vari palliativi all'inquinamento, vedendoli come tante nuove opportunità che rendono tutto più attraente per il fatto che una buona parte del capitale monopolizzato dallo stato è disponibile per gli investimenti e la manipolazione in questa sfera. Ma se da una parte è garantito che questo nuovo riformismo fallirà per lo stesso identico motivo dei suoi predecessori, dall'altra parte, se ne differenzia radicalmente in quanto non ha molto tempo davanti a sé. »
Hai voglia a chiedere quattrini, Piketty: per quanto i ricchi sborsino, i soldi non saranno mai sufficienti per pagare il riscatto dell'umanità rapita.