lunedì 5 marzo 2012

Che bella copertina


Per essere provinciali e pensare a casa nostra, nella fattispecie al Partito Democratico, voi quali facce mettereste al posto di quelle di Romney e Santorum come possibili candidati premier del centrosinistra?
Ah, specificare chi conduce e chi fa da passeggero sul portabagagli, s.v.p.

domenica 4 marzo 2012

Come fanno i marinai a baciarsi tra di loro

Infuria la polemica sulla identità sessuale di Lucio Dalla. Il popolo del web (moi aussi je suis peuple) esprime pareri contrastanti. Hanno ragione o torto Busi e Annunziata che ne parlano? Per Giovanni Fontana un po' più ragione, per me un po' più torto, perché sarebbe stato meglio che essi avessero chiesto a Dalla qualcosa in merito al suo orientamento sessuale quand'era vivo, che farlo ora che è morto. In fondo, Busi soprattutto, che è uomo di mondo e che probabilmente sapeva della omosessualità o bisessualità o trisessualità di Dalla, poteva chiamarlo in causa, come dire... sputtanarlo pubblicamente... mica avrà avuto paura di una querela. Insomma, Busi - visto che lotta da sempre affinché la sessualità sia considerata cosa pubblica come l'aria che si respira - avrebbe potuto fare e, al limite, potrebbe fare ora, come fece Craxi, all'epoca di Mani Pulite, nel suo famoso discorso parlamentare che mise spalle alla poltrona tutti i partiti, tuonando un: «Basta con l'ipocrisia!»

A margine.
Segnalo questo post di Chiara.

Winston vs Astor


Per capire il titolo



Aria condizionata


Lorenzo Mattotti, Stanze.

Mi sono svegliato prima dell'alba, verso le cinque. Mi sono alzato e messo a leggere una storia sull'isteria di Freud, in cui questi, per curare una paziente, ricorreva sovente all'ipnosi. Dopo mezz'ora il sonno è ritornato con forza, ipnotico, e – dato che oggi è domenica – mi sono ri-coricato.
E ho sognato, nell'ordine:
Una sparatoria, tipo film americano, dentro un palazzo con più di dieci piani. Io, per cercare di scampare alle pallottole, mi rifugio dentro l'ascensore e vado su e giù, ma ad ogni piano si sente lo scontro a fuoco.
Di essere a casa, solo. E d'improvviso, vedere fuori in giardino un sacco di gente, giovani indignati soprattutto, venire verso casa imbracciando assi di legno che inchiodano alle persiane dopo avermele chiuse. Buio. Hanno tolto la luce. Il telefono non fa. Accendo il computer portatile, inserisco la chiavetta e, con quella poca batteria che mi resta, chiedo aiuto sul blog, per non fare la fine di Ugolino (anche se, nel sogno, non ho prole da mangiare).
Infine, altra scena, altra casa, molto più grande della mia, molto lussuosa, ordinata, signorile. Proprio mentre stavo mettendo le mani sul culo dell'inserviente extracomunitaria (inconsciamente, si vede, sono uno sporco razzista) suonano alla porta: è il professor Giorgio Agamben². Lo ricevo con sommo garbo e lo faccio accomodare nello studio. Gli cedo la sedia più comoda della scrivania e gli domando cosa siano, in realtà, i sogni: «Aria condizionata», risponde.

Mi sveglio. È giorno fatto. Mi sento tutto costipato, ho la gola in fiamme. Mentre aspetto il caffè, butto giù queste noticine. Riprendo Freud. Leggo:
«Alla fine del 1892 un collega amico m'inviò una giovane donna che era in cura da lui per riniti purulente cronicamente ricorrenti».
Chiudo il libro, mi soffio il naso. A me Freud non mi fa niente bene.

¹ Sigmund Freud, Racconti analitici, Einaudi, Torino 2011.
² Non conosco Agamben di persona, né mai ho assistito a una sua lezione. L'ho solo visto in fotografia e ascoltato, anni fa, alla radio. Nonché letto qualche suo libro. Credo mi si sia presentato a causa di ciò.

Segnalazione d'obbligo


Un grandissimo Giuseppe Regalzi.

È un post, quello segnalato, che propone argomentazioni insuperabili, almeno per me. In fondo - e sempre evitando di rispondere pubblicamente - mi sono spesso chiesto anch'io se avrei il "coraggio" di essere infedele se avessi avuto la sorte di nascere in un paese islamico. È probabile che avrei avuto altre preoccupazioni, concedo (per la nota questione che «è l’essere sociale a determinare la coscienza e non il contrario»*). Comunque, Regalzi dimostra la fallacia del ragionamento integralista, cattolico e non, che obietta ai laici non credenti di essere dei pavidi perché non oserebbero affiggere manifesti con scritto «Dio probabilmente non esiste...»  per le strade di Riad o di Teheran.

sabato 3 marzo 2012

La stabilità del sonno

Viviamo in una civiltà democratica borghese che ci fa sentire, a parole, tutti uguali davanti alla legge e tutti detentori dei medesimi sacri diritti. È una civiltà, la nostra, che illude le masse alfabetizzate e secolarizzate di poter concedere, a chiunque ne abbia il merito¹, l'accesso alla felicità. Ma, «la società civile, dopo quella religiosa, è diventata scismatica», dacché «la lotta delle fazioni è l'unico elemento stabile nella instabilità contemporanea»². 
Già. 
A chi fa bene questa instabilità? Ovvero, quali umani sguazzano bene in essa?
 Quelli che comandano, quelli che hanno il potere.
Le fazioni in lotta provocano disordine e scompiglio. Esiste un modo per riconciliare i contendenti, per ritrovare l'unità perduta o per instaurare una nuova unità? Sì, trovare un obiettivo comune o un nemico comune. La seconda cosa, di solito, consente migliori risultati sul breve periodo. Per questo è sovente adottata, anche perché permette, alle parti normalmente divise su tutto, una riconciliazione temporanea che, una volta scaduta, le rivedrà nuovamente in lotta.
E quindi? Quindi ora ho sonno, mica intenzione di scrivere un trattato.

¹Meriterebbe qui esserci una digressione che non ho la forza di compiere.
²René Girard, Menzogna romantica e verità romanzesca.

Che vuoi che siano due-tre euro

Insomma, i soldi per l'editoria si sono trovati: 120 milioni di euro, e vabbè. Spero che - come ben dice Malvino - coloro che piangevano (non solo Menichini) come prefiche per i minacciati ma non effettuati tagli, intonino peana al governo Monti per questa decisione.
Premetto: io sono contrario all'elargire fondi pubblici ai giornali che senza non sopravviverebbero. Quindi il governo avrebbe fatto bene a mantenere ciò che aveva promesso. Certo, mi rincresceva per Il Manifesto, ma il quotidiano comunista poteva riuscire - facendo di necessità virtù -  nell'impresa di sopravvivere con una massiccia campagna abbonamenti, forse ottenendo un risultato paragonabile a Il Fatto Quotidiano. Anzi: secondo me Norma Rangeri e la redazione dovrebbero tentare di fare a meno dei soldi che il governo ha sbloccato. Sarebbe un'ulteriore conferma di indipendenza dal regime, giacché, come scrive Jacopo Tondelli direttore de Linkiesta

Non capiamo, né mai capiremo, perché sia interesse dei cittadini contribuenti che parte di quanto producono sia destinata a giornali che dichiarano di stare sul mercato, che tutte le mattine arrivano (o dovrebbero arrivare) in edicola. Il “non interesse” è particolarmente evidente quando ci si trova davanti a giornali che vendono poche migliaia (o centinaia) di copie, che aggregano attorno a sé piccole (o microscopiche) comunità di lettori, che diffondono idee magari bellissime ma che non possono essere protette coi soldi di tutti come si trattasse di specie in via di estinzione fondamentali per l’ecosistema. Non si capisce perché, poi, questi fondi vadano sempre a beneficio di chi già esiste e molto difficilmente a sostegno di nuove realtà editoriali: magari anche online che ritengano di farvi ricorso.

E, tuttavia, io non sono populista. In fondo, come bene ha calcolato Ivo Silvestro, 120 milioni equivalgono a 2-3 euro a cranio, ci si può stare per sostenere la cosiddetta libertà di opinione. Quello che però noi contribuenti malgré-nous dovremmo sapere è chi può e come può accedere a tale finanziamento pubblico. Inoltre, si dovrebbe esigere, da coloro che ne usufruiranno, di non licenziare redattori per motivi di ristrutturazione. Altro non so. Se avete idee...

venerdì 2 marzo 2012

Punti di vista


«Mio figlio mi dice: “Ma ce l'hai grosso, tu, papà.” Allora io, che mi sto facendo un po' la doccia, mi giro un po' in là, e allora penso che si capisce che adesso gli viene un complesso molto grosso, a quello, e dico subito: “Ma ce l'hai grosso anche tu, vedi”. Ma lui: “No no,” dice, “che ce l'ho un po' piccolo, io.” “Be',” dico io, “è solo perché sei un po' piccolo tu, ma adesso che sei un po' alto come papà, poi, ti viene un po' tutto grosso anche a te.” E intanto, si capisce, via con la doccia. Ma mio figlio, allora, che è sempre il mio figlio più piccolo: “Anche la mamma,” dice, “che la mamma è un po' tutta grossa, ce l'ha un po' tutto grosso anche lei.” “Be' no,” gli dico io, “non è né grosso né piccolo, quello della mamma, sai, solo che è un po' diverso, piuttosto.” “Ah,” fa lui. “Eh sì,” gli spiego, “perché la mamma è un po' donna, sai , che sono le donne che sono poi quelle che ci fanno i bambini, ecco.” E lui, allora, dice: “Ah.” Che ti sembra, così, convinto un po'. Così mio figlio, adesso, se ne va, e ti arriva mia moglie, allora. “Ehi,” mi dice “ehi, ti sta venendo un po' piccolo, guarda.” “Oh,” le spiego, “no.” Le dico: “È che mi faccio la doccia tanto fredda, sai, che con il freddo che la doccia ci fa, sai, si restringe anche sempre un po', ecco.” “Meno male” fa lei. “Eh, meno male sì,” faccio io, “davvero.” Poi le dico: “Guarda però con la doccia calda, adesso, infatti.” E via con quella manopola rossa che c'è, via con quell'acqua bollente, che tutto salto, che mi brucio, ahimè».

Edoardo Sanguineti, Capriccio italiano, Feltrinelli, Milano 1963

Qualcuno diventerà comunista


Se mi dovesse accadere, date a lui la colpa.

io-Presto


Mente:
c'è solo un sapone che la lava:
il niente -
poca schiuma, molta bava.
Il niente 
che fredda lo sporco
che dentro mi sento
per non essermi accorto
che il vuoto è presente.
Non c'è niente da fare.

Non c'è niente da fare?
Da fare c'è tutto
quello che è possibile fare.
Anche disperdersi nel niente.
Anche non fare niente.
Anche guardare il cielo
senza alcuno scopo
tanto è solo dopo
che la cosa si è fatta
che si scopre se è stata gloria
o disfatta.
O niente.
Come la mente mia ora.



giovedì 1 marzo 2012

Oh, questo è imbarazzante

Il caricamento ponza, ponza... quasi un'ora senza aprire niente. Con la visualizzazione HTML di base sembra di tornare alla preistoria.
Così, giusto per segnalare pubblicamente questi imbarazzanti inceppamenti di nostro fratello Google.

L'ospedale di Nabokov

Il Montreux Palace non è un ospedale, cervelloni.
Bastava telefonarmi.

(Il palazzo in oggetto è uno dei più lussuosi alberghi del mondo. In esso hanno vissuto a lungo, in un appartamento "privato" Vladimir Nabokov e sua moglie Véra. Il figlio Dmitri s'è comprato una casa negli alti di Montreux. L'ospedale della ridente cittadina sul Lemano si trova altrove).

Ciao un cazzo

via
L'ho già detto, ma non  mi stanco di ripeterlo. Perché quando uno muore gli si dice «Ciao?» Perché? Perché si è cattolici e si crede nella resurrezione della carne e quindi nella concreta possibilità di rivederci da morti? È per questo? Se sì, si aggiunga, per favore, al saluto «Ciao», un «a presto». Riguardo all'eternità, converrete, anche cinquant'anni sono un “a presto”. Se invece uno non crede nella resurrezione dei morti perché dice, al morto, «Ciao»? Non sarebbe meglio: addio? Ah, forse perché in addio, etimologicamente, v'è la raccomandazione all'Ente a cui non si crede? Allora propongo, anche se mi rendo conto ch'è poco gradevole, un più appropriato «a mai più». 
Va bene, io esagero, ho l'orecchio sensibile alle incrostazioni (a quelle che reputo tali) della lingua. E, forse, per Lucio Dalla il saluto è più pertinente rispetto ad altri.

Marzo

Mi alzo
e sono scomparso
dalla scena del sogno
richiamato alla terra
da un basso bisogno.
Mi alzo
e in me stesso
la protesta trova spazio.
Mi guardo con occhio socchiuso
se il sogno che in bagno mi porto
è stato davvero vissuto
nella stessa misura che vivo
questo dolce orinare.
Mi alzo (dal cesso)
e torno a guardare
se sono sempre me stesso
se questo sapore imbaciabile
che ho in bocca mi appartiene
o è un residuo del sogno.
Mi lavo, mi vesto
e trovo un pretesto
per pensare alla lotta:
la realtà è quella che è
disegnata per la gotta
de' Principati e delle Potestà.
E anche se molti proletari
si misurano il diabete,
la felicità è dei proprietari.
La mia è un riflesso
di chi si ostina
a pensare se stesso
fuor di latrina.
Ma la mattina è acuta -
disse Fortini, da qualche parte -
e il cielo sereno che taglia con arte
il vetro degli occhi. L'aria è muta.
Si parte.

Precisione svizzera


* *
«Le chanteur devait donner quatre autres concerts en Suisse, à Berne, à Bâle et à Genève dimanche, ainsi qu’à Lugano. Pour le concert genevois, également organisé par Opus One, les billets seront remboursés là où ils ont été achetés jusqu’au 4 avril.»

Poi capisci perché la Svizzera non è una nazione, ma una confederazione. Di stronzi.