martedì 2 agosto 2011

Figli di fascisti.

E fascisti essi stessi. 
Mi permetto di "correggere" Mantellini. Perché sento che l'espressione «figli di puttana» non è adatta affatto per qualificare i responsabili della strage di Bologna. Lo so ch'è un'espressione che è radicata nella nostra reazione immediata di parlanti latini. Ma in fondo offendere la "mamma" non è andare alla radice della violenza fascista che è di natura ben diversa da altri tipi di violenze. Anche perché le puttane perlomeno non imprimono nel cervello dei propri figli una ideologia da testedicazzo. 
Come scrive Ernst Nolte in un suo capolavoro*, nella violenza fascista «vive qualcosa di naturalmente malvagio, il disprezzo cinico per l'umanità, l'amore cieco per la violenza fine a se stessa».
Il fascismo è una malattia, diceva Flaiano a ragione; ma contrariamente a quanto costui sperava, tale malattia non sarà curata dalla psicoanalisi, ma (forse) solo dal ricordo, per non dimenticare ciò che è stato commesso, per non perdonare, mai.

*E. Nolte, I tre volti del fascismo, Sugar Editore, Milano 1966

1 commento:

Alberto ha detto...

Figli di puttana per i fascisti è troppo poco, sono molto di più.