martedì 26 dicembre 2017

In Celebration

You sit in a chair, touched by nothing, feeling 
the old self become the older self, imagining 
only the patience of water, the boredom of stone. 
You think that silence is the extra page, 
you think that nothing is good or bad, not even
the darkness that fills the house while you sit watching
it happen. You've seen it happen before. Your friends
move past the window, their faces soiled with regret.
You want to wave but cannot raise your hand.
You sit in a chair. You turn to the nightshade spreading
a poisonous net around the house. You taste 
the honey of absence. It is the same wherever 
you are, the same if the voice rots before 
the body, or the body rots before the voice.
You know that desire leads only to sorrow, that sorrow
leads to achievement which leads to emptiness. 
You know that this is different, that this 
is the celebration, the only celebration, 
that by giving yourself over to nothing,
you shall be healed. You know there is joy in feeling
your lungs prepare themselves for an ashen future,
so you wait, you stare and you wait, and the dust settles
and the miraculous hours of childhood wander in darkness.


Mark Strand

§§§
PER UN'OCCASIONE DI FESTA

Siedi su una sedia, da nulla sfiorato, e senti
l'antico sé farsi un sé più antico, immagini
sola la pazienza dell'acqua, la noia della pietra.
Pensi che il silenzio sia la pagina in più,
pensi che niente sia buono o cattivo, nemmeno
il buio che colma la casa mentre seduto lo guardi
arrivare. L'hai visto altre volte. Gli amici
scorrono davanti alla finestra, i volti sudici di rimpianto.
Vuoi salutarli ma non riesci ad alzare la mano.
Siedi su una sedia. Ti volgi all'ombra-di-notte che getta
una rete velenosa attorno alla casa. Assapori
il miele dell'assenza. È lo stesso ovunque
tu sia, lo stesso, sia che la voce imputridisca prima
del corpo, o il corpo imputridisca prima della voce.
Sai che il desiderio porta solo al dolore, che il dolore
porta al compimento che porta al vuoto.
Sai che adesso è diverso, che questa
è occasione di festa, l'unica festa,
che arrendendoti al nulla
sarai risanato. Sai che c'è gioia nel sentire
i polmoni prepararsi a un futuro di cenere,
così aspetti, guardi fisso e aspetti, e la polvere si posa,
e le ore miracolose dell'infanzia brancolano nel buio.

[traduzione di Damiano Abeni, in Mark Strand, L'uomo che cammina un passo avanti al buio, Mondadori, Milano 2011]

Vorrei aggiungere qualche parola a questa poesia, ma l'unica cosa che riesco a fare è ripeterla sottovoce, più in italiano che con il mio scarso, balbettante inglese.

E poi detesto le parafrasi.

Penso che il silenzio sia la pagina in più. Assaporo il miele dell'assenza. So che il desiderio porta solo al dolore, che il dolore porta al compimento che porta al vuoto. Mi arrendo al nulla, non oso sfidarlo. Ma non sarei sincero nel dire di provar gioia a sentire i polmoni prepararsi a un futuro di cenere (sarà che da qualche anno ho smesso di fumare?). Epperò guardo, più o meno fisso, e aspetto. Aspetto cosa? Che il presente lasci spazio alla polvere dei ricordi? No. Ho uno swiffer in mano e, al momento, per non brancolare nel buio, urlo «Ok, Google: torcia». E luce è, bastante tanto da non farsi incantare dalle ore miracolose dell'infanzia.

Era bello morire da piccoli 
con i peli del culo a batuffolo
che morire da grandi soldati
con i peli del culo bruciati



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