venerdì 14 febbraio 2020

Vicino, vicino

Mentre, distratto, riflettendo su cosa fare da cena, assorbiva il lucore degli agrumi disposti a schiera nel reparto ortofrutta di un supermercato, sentì di spalle pronunciare il suo nome con un tono sorridente e, infatti, girandosi, la vide sorridere e disporsi di slancio verso un abbraccio che, in un certo qual modo, lo turbò. «Come stai, quanto tempo, questa è mia figlia», una copia di lei, qualche anno più indietro. Strinse le labbra al pensiero che la ragazza, più o meno, fu da lei concepita pochi mesi dopo che si erano lasciati, o meglio: che l'aveva lasciato senz'altro motivo che quello di essersi innamorata di un altro. Purtroppo per lui, lui, a quel tempo, l'amava ancora, di un sentimento che si sentì strappare di dosso come una pelle, tanto ancora credeva - a torto - che lei gli fosse attaccata.
Si limitò a poche parole di convenienza: non gli uscì alcuna di quelle frasi a effetto che, negli anni, si era preparato per occasioni come questa. Disse anche lui dei suoi figli, uno dei quali era a studiare in Thailandia grazie alla borsa di studio del ministero, e che presto sarebbero andati a trovarlo, lui e sua moglie - e sapeva che diceva questo solo per coprire il fianco scoperto al desiderio di sempre: poter riprendere con lei un treno prima che finisca l'inverno, prima che il vento diventi insopportabilmente caldo e quel poco di freddo che resta diventi desiderabile toglierselo di dosso dentro una camera d'albergo, tra le lenzuola. E sebbene non una parola di queste uscì dalle sue labbra, lei che lo aveva sempre saputo leggere oltre la convenienza e la tristezza, questa volta, l'unica volta dopo tanti anni che non si vedevano, rispose: «Mi piacerebbe».
Se fosse stato un serio giocatore di poker sarebbe andato a vedere, ma non lo fece. I cellulari di entrambi emisero un suono soffocato di notifica, elementi di perdurante distrazione. Forse sarebbe stato il caso di scambiarsi i numeri, ma per dirsi che? Per vedere i propri reciproci stati su whatsapp? O per inviarsi delle foto ogni tanto e fingersi di nuovo teneri amanti che si cercano, come prima si scrivevano foglietti di un bloc notes a quadretti in una corrispondenza immediata, inframmezzata di baci?
Non c'era più tempo per nessuno dei due. Ciò che erano stati, non lo sarebbero stati più. Restava il ricordo reciproco di ciò che di bello avevano rappresentato in un tempo preciso della loro vita e, se ci pensavano un po' più intensamente, se si guardavano, vedevano e sentivano inumidirsi gli occhi, ma nessuno dei due sarebbe stato disposto a piangere. O forse no, forse a lui dopo, in macchina, qualche lacrima scesa sarà.

7 commenti:

siu ha detto...

Sì, ma poi... cos'ha fatto per cena?

Luca Massaro ha detto...

😜😊

Olympe de Gouges ha detto...

cosa studia in Thailandia?

Marino Voglio ha detto...

che macchina c'ha?

siu ha detto...

He hee, scatenati a ricreazione, sembriamo... Ma appena tornati in classe mi sa che dal Maestro Massaro un paio (a testa) di bacchettate sulle dita non ce le leva nessuno.

Francesco ha detto...

ma dall'ultimo incontro quanti anni erano passati?

Luca Massaro ha detto...

@ Olympe.
Ho detto Thailandia perché è una delle mete (con le Filippine e il Costa Rica) dove alcuni ragazzi di terza/quarta liceo vanno a studiare per un anno, cosa che è appunto occorsa a delle colleghe che hanno avuto un figlio a studiare là.

@ Marino.
'a Dumbaghi

@ Francesco
It's a fiction

@ Siu
Niente bacchettate, per carità. Solo grazie perché passate di qua
:-)