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venerdì 31 gennaio 2020

Giornate preterintenzionali


Sono un uomo di mezza e.
Alto un metro e chissà.
Attributi: apposizioni e complementi.
Sono un soggetto soggetto.
Vado spesso a spasso.
Urgo.
Temo la vendetta fatta baciata lettera e testamento.
Avvio computer e poi li spengo.
Utente zero.
Friggo poco.
Non mi piace l'acetone.
Sono finanziato con un muto.
Mi piacciono le sorde.
Godo a tratti.
Vado a pipistrelli.
Orino quando scappa.
E voi?
Incerto sul da farsi, non faccio foto alla mia faccia per non peggiorare l'autostima.
Gli specchi non dicono mai la verità.
Se Vattimo fosse stato una donna, sarei un filosofo stipendiato e parlerei e scriverei di Marx a cazzo di cammello.
Cambio non automatico.
M'innamoro lentamente.
Stupefacenti usati: la polverina delle ali delle falene.
Sport: tua sorella.
Distruzione: laurea in legno storto dell'umanità.
Città di origine: un punto dell'emisfero nord.
Relazione: compensata. 
Siete assicurati? Rubate i miei dati e poi datemi un rimborso milionario.



venerdì 22 febbraio 2019

Mangiate e bevetene tutti

Sebbene molte di noi abbiano l'illusione che le sbarre siano aperte, noi pecore siamo da tempo volontariamente rinchiuse in una parte d'universo web, sicché non ci dobbiamo meravigliare se il padrone della tenuta fa un po' come gli pare con noi che pascoliamo bit in campo bianco con lo sfondo blu.
Ci piacciono le tette? E grandi quantità di décolleté avremo.
Ci piace la filosofia? E allora compriamoci questa maglietta con la faccia e una frase di  Nietzsche o di Platone.
Ci piacciono i nazisti dell'Illinois? E allora abbeveriamoci alla fonte di Goebbels, Himmler e Mengele.

Se poi qualcuno farà notare al pastore che non si dà erba cattiva da mangiare al proprio gregge, lui - pacifico e innocente come la croce - dirà che la colpa è nostra, dei nostri gusti, che il concime del suo campo bianco con lo sfondo blu sono i nostri pensieri, i nostri desideri, le nostre intenzioni. Tutto si genera automaticamente. Anche la catastrofe.

domenica 24 giugno 2012

L'amica del mio amico

fonte
- Ciao, scusa, disturbo? Dall'applicazione del mio smartphone risulta che tu dovresti essere amica di un mio amico. “A cosa stai pensando”?
- Non mi rompere i coglioni.
- Ah, è un bello “stato” il tuo. Vuoi condividerlo?
- No, levati dalle palle.
- Sì, mi sa. Era più facile invadere la Polonia.

venerdì 3 febbraio 2012

Quota bene sennò t'affoghi

Esistono tante cose nel mondo che noi umani diamo per scontate: entrare in borsa, per esempio. Che lo faccia anche Facebook, quindi, sembra un evento naturale. Ora, considerato che Facebook è conosciuto pressoché da tutta la popolazione mondiale giovanile, credo sarebbe opportuno che qualcuno spieghi, a  una parte di essa incuriosita dalla faccenda, le ragioni per cui Marco Zucchenbergo, unico proprietario della suddetta società, si sia risolto a ciò.
Ch'egli lo faccia affinché molti investitori comprino quote di capitale per dare la possibilità a Facebook di espandersi ulteriormente, dimodoché - dipoi - tali azionisti possano passare all'incasso dei divedendi (in caso di “crescita”) oppure no - ecco... secondo me c'è dell'altro.
A me sembra, insomma, che questo modo di procedere del capitalismo sia diventato un atto di fede, e che gli umani possano e debbano trovare (escogitare) altri modi per produrre ricchezza e benessere. Soprattutto: per smetterla di votarsi a Wall Street nella stessa misura in cui, un tempo, i nostri avi si votavano ai vari dèi di vari Templi (anche se molti si recano nei Templi di varie fedi tutt'oggi, senza crederci troppo, beninteso).

domenica 18 dicembre 2011

In a paradoxical way

Ha un bel dire Obama nel vietare Facebook alle figlie, tanto le figlie cosa gliene importa di Facebook, mica devono fare tanto per essere qualcosa, sono già le figlie di Obama e questo basta per renderle aristocratiche in automatico.
Le figlie di Obama sono già vive, non hanno bisogno di surrogati virtuali, di protesi esistenziali. Sono già belle presenti nella memoria collettiva come figlie del primo presidente di colore della storia degli USA. In fondo, poi, sono giovani; è sufficiente che non si annoino troppo del loro troppo avere, ché il loro essere vivrà bene senza tanti sforzi per dimostrarlo.

Facebook oggi, e insieme tutti i social network, sono dei grandi calderoni dove l'individuo cerca faticosamente di emergere, tirando su la testa, o facendo vedere al mondo (dieci, cento, mille che siano gli "amici") che cosa e come egli pensa, parla, viaggia, legge, ascolta, vede, mangia, respira, in una parola: vive. 

Non ci si accontenta più di vivere nel nostro piccolo, occorre affacciarsi alla finestra-mondo per farsi notare, vedere, perché sono gli occhi e le orecchie degli altri che ci garantiscono l'esistenza. Noi siamo affamati d'essere, ognuno in vario modo, chi più chi meno, d'accordo, ma comunque, tutti noi patiamo il male ontologico.
«So far as we are human, what we do must be either evil or good: so far as we do evil or good, we are human: and it is better, in a paradoxical way, to do evil than to do nothing: at least we exist.» T.S. Eliot
«È meglio, paradossalmente, fare il male che non far niente: almeno esistiamo». C'è un'enorme carica di risentimento individuale là fuori, e sono convinto che, non so quanto consapevolmente, il Potere cerchi di canalizzarla verso forme depotenziate che non rischino di scalfirlo*. La guerra tra poveri, per esempio.
Non so dire se anche con i social network il medium sia il messaggio. Tuttavia, essi sono molto meno controllabili della televisione. Il problema è la dispersione, il fatto che tutti noi, chi più chi meno, siamo lanciati verso un'autoaffermazione che assomiglia alla gara degli spermatozoi durante un'eiaculazione. Vogliamo essere i primi e i soli. Ma contrariamente a quanto accade al vincitore della gara del concepimento, nel mondo dei viventi adulti e vaccinati succede che chiunque vinca non partorisca niente se non l'effimero successo del suo piccolo-grande sé. Ma a cosa serve tutto ciò? Cosa serve applaudire l'uno per la sua genialità, per la sua presunta esistenza moltiplicata? 

E se invece provassimo a esistere insieme? Se infatti, come per magia, curassimo la nostra malattia ontologica per sovvertire l'ordine delle cose, per autodeterminarsi interamente senza farci prender per il culo da un potere che, in ogni parte del mondo, scova modi sibillini per perpetuare se stesso, facendo godere un piccolo numero di benestanti che vogliono continuare a mangiare brioches calde alla mattina?

*Federica Sgaggio e Olympe de Gouges se ne sono accorti da tempo e oggi svelano molti arcani del pensiero emergenziale del governo salva-Italia e, nella fattispecie, del ministro Fornero. È un caso, o il Veneto è una buona culla per i rivoluzionari?