...questo tipo particolare di "follia" (maschile, sono contenta che concordi con me) da dove trae origine? chi/cosa la scatena? E' una "malattia" o qualcosa che ha origine in un determinato sistema sociale/economico/politico?
Ci sono domande che, se uno le prende di buzzo buono, dovrebbe scriverci un trattato per tentare di abbozzare una risposta. Per poi fare come Wittgenstein: scriverne un altro che smentisce il primo.
Siccome io non sono un accademico e non ho alcuna pretesa “scientifica”; siccome qui - almeno qui, e fino a un certo punto - sono “sovrano”, provo
non a rispondere a quanto V. - in un commento a calce di
questo mio post - mi ha chiesto, ma a raccontare qualcosa.
Un tempo fui lasciato. E fui lasciato in un momento in cui ancora amavo. Quindi, potete capire lo strappo, la lacerazione. Poi passa, eccome se passa (restano cicatrici, ma vabbè, si campa lo stesso, anche bene per aver vissuto qualcosa che ti cambia la vita, qualcosa che poi puoi raccontare e se la puoi raccontare, ancor più pubblicamente, vuol dire che si è guariti. E cambiati).
Ma a qualcuno non passa. Qualcuno vive la separazione come un dramma. E i soggetti, ai quali la ferita non rimargina, diventano pericolosi. Soprattutto, quasi esclusivamente direi, i maschi.
E provo a spiegare perché senza alcuna pretesa di dare una risposta definitiva.
Non so se avete visto
Rouge di Kieslowski.
Qualcuno ricorda la storia? Qualcuno ricorda il giovane avvocato - che poi diventerà giudice - fidanzato (con una bionda), il quale all'improvviso viene da lei “mollato” per un altro senza alcuna giustificazione apparente? Qualcuno ricorda come lui, una sera, come un pazzo, la cerchi in ognidove - visto che lei non si fa più sentire? Qualcuno rivede nella sua memoria il momento in cui lui sale sul cornicione della di lei abitazione, raggiunge la finestra della sua camera e la vede mentre scopa appassionatamente con il nuovo amante? Qualcuno ricorda la faccia del protagonista in quel preciso momento?
Quella faccia - che poi si ritrova in tanta letteratura e tanto altro cinema - è la rappresentazione dell'uomo che scopre l'orrore del tradimento.
Fortunatamente, la maggior parte delle volte accade che noi uomini ci chiudiamo in camera ed elaboriamo il dolore in maniera non cruenta. Magari scriviamo poesie - ma questo è un altro discorso.
Il dramma, l'orrore è che alcuni di noi diventano violenti, cominciano a picchiare, percuotere, taluni anche ad uccidere. E questo perché, forse, nella nostra limitatissima psicologia maschile, il vedere la “nostra” donna penetrata da un altro uomo, è qualcosa che scatena il nostro lato belluino, la ferocia, la rabbia, quella specie di cazzo di orgoglio che si sente umiliato, come se la “nostra” donna fosse davvero nostra, come se fosse nostra terra, proprietà privata, esclusiva, luogo sacro adatto alla semina, alla nostra semina. Forse è questo il movente che porta l'uomo a uccidere la donna, quella brutta puttana che si è fatta insozzare da un altro.
Donde nasce questa mentalità? Nature & Nurture. Geni e ambiente.
Se per certe dinamiche, riguardo ai geni, ancora abbiamo poco potere d'intervento, riguardo all'ambiente, all'educazione, qualcosa in più potremmo fare. A cominciare dai rapporti familiari, fino a un principio di educazione sessuale più attiva e migliore a livello scolastico. Da un punto di vista mediatico, soprattutto per quanto concerne il settore modaiolo (musica, cinema, televisione, passerelle), mi par di notare una certa oggettificazione dell'uomo di pari grado a quella invalsa femminile. E un graduale aumento di donne forti che fottono anziché farsi fottere. Ma è solo un'impressione, la mia. Di certo è che ancora ne abbiamo di strada da percorrere noi umani, per arrivare ad acquisire una perfetta parità tra i sessi: parità di pretese, aspettative, ruoli.
Forse, per essere perfetti, dovremmo trasformarci in transessuali? Quanto costa rifarsi le tette? Tette biologiche, beninteso, mica quelle al silicone cancerogeno.