E se per un attimo mettessimo Dio tra parentesi? Per un attimo ogni uomo potesse vivere e pensare come se Dio non ci fosse, non esistesse – cosa succederebbe? Se venisse proclamata insomma una giornata mondiale senza Dio, senza pensarlo per un giorno intero: ne saremmo capaci?
Per un giorno ogni uomo avrebbe su di sé ogni responsabilità, non avrebbe nessun appiglio trascendente, sarebbe qui solo, su questo pianeta, con altri sei miliardi di persone più o meno a giusto titolo capaci di credere.
Solo un giorno. Un giorno di preghiera immanente. Sforzarsi di “credere” (per coloro che non ne sono capaci) di essere soli nell’universo.
Che lo vogliamo o meno, dovremmo abituarci a quest’idea. Fare a meno dell’idea di Dio, o meglio, dell’idea che noi abbiamo su Dio. Dicono che possiamo solo credere in Dio senza dimostrarlo. D’accordo. Dio in fondo è un’idea che ci accompagna dagli albori della nostra storia e, come non siamo capaci di vivere senza il fuoco, così non siamo capaci di vivere senza Dio. Ma è giunta l’ora di provarci. Perché è l’unico modo affinché Dio possa (dio voglia) manifestarsi, se c’è. Ho come l’impressione che Egli attenda che noi deponiamo le armi. Tutte le armi brandite in nome della fede, in nome dello scettro di avere ragione senza ragione.
Così come abbiamo appreso che la Terra non è piatta e non è al centro dell’universo, e che questo è regolato da leggi fisiche e matematiche universali più o meno comprensibili; così come abbiamo appreso che la vita sul nostro pianeta è frutto anch’essa di meccanismi naturali e noi stessi siamo figli di questo meccanismo – ecco che adesso è giunto il momento di comprendere che Dio non c’è. Perlomeno quel Dio che abbiamo costruito e che è frutto della nostra immaginazione storica sull’argomento. Questo Dio che rimbalza e che facciamo rimbalzare nelle nostre menti bambine ancora poco pronte a compiere quest’ennesimo salto in avanti della conoscenza. Lo so, è il salto più difficile e arduo che dobbiamo ancor compiere e io stesso, confesso, non so quanto sia pronto. Ma se ci facessimo coraggio, se tutti, e dico tutti gli uomini e tutte le donne di questo pianeta, per un giorno soltanto facessero a meno di Dio, penso che non cadremmo nel baratro, non sprofonderemmo assolutamente in alcun precipizio, ma cadremmo dolcemente nelle braccia del Figlio dell’Uomo.
Io penso che se Gesù fosse qui tra noi sarebbe giocoforza ateo; non potrebbe credere a ciò che noi crediamo, alla prevalenza di un Dio sull’altro, alla sottomissione, all’obbedienza, alla “fede”. Non si rivolgerebbe al Padre, se non come ci si rivolge al Mistero ultimo. Farebbe crollare ogni Chiesa dalle fondamenta, scaccerebbe ancora ogni mercante dal tempio, compirebbe insomma tutto ciò che ha compiuto, nell’immane, ancora inutile (forse) impresa di ripulire la nostra mente dalle false idee su Dio. “Dio non c’è, Dio non c’è, siamo soli, fratelli”, griderebbe in piazza san Pietro e sarebbe preso per pazzo. Certo se tornasse noi non lo riconosceremmo; anzi, lo “crocifiggeremmo” di nuovo come inquisitori timorosi. Perché il messaggio è chiaro: Dio, nessun Dio che noi glorifichiamo, che edifichiamo, che elaboriamo e osanniamo come se fosse l’unico e il vero, esiste. Ma abbiamo una possibilità, l’unica di poterlo far “essere”, di farlo affacciare alla finestra del mondo. Amarsi l’un l’altro, riconoscersi, abbracciarsi senza nessun timore, senza nessuna pretesa, quasi sicuri della nostra sconfitta. Amarsi senza aspettarsi niente in cambio.
3 commenti:
Guarda, sinceramente il mio pensiero è esattamente antitetico al tuo.
E se per un attimo non mettessimo Dio tra parentesi?
Mi pare che basta guardarsi in giro e si vede immediatamente come veramente pochi non pensino di esser gli unici esseri nell'universo.
E mi pare che si vede pure quali sono le conseguenze: devastazioni, guerre, immondizie sparse, ammazzamenti vari...
Il timor di Dio non esiste davvero più (se mai ha avuto ragion d'essere), e comunque non è mai esistito tra le classi abbienti. Eccezioni escluse, chi aveva dinero non si è mai preoccupato del dopo.
A parte ciò, mi dispiace che nella tua vita non ti sia ancora accorto che Dio è sempre accanto a te.
Per dirla con le tue parole, adesso è giunto il momento di comprendere che Dio c’è.
Non vorrai vederlo, è scomodo certo, ma è là, accanto a te, a me...
Gesù ateo! E' un bel calembour, certo. Come quando si dice "Cristo era il primo comunista della storia"...
Quando tu dirai "mio padre non esiste, io sono nato da me" allora aspetterò Gesù proclamarsi ateo...
Ecco cosa farebbe oggi Gesù...
-§-
Gesù era prima di tutto un rabbino. Lasciamo per un attimo da parte disquisizioni su divinità o umanità, pensiamo semplicemente che Gesù ammaestrava le genti, ovvero spiegava loro il vero significato delle Sacre Scritture.
E spiegava loro che Dio è prima di tutto Padre.
Un padre non odia i propri figli, non ne vuole il male - anzi! -, e ti parla uno che padre sta per diventarlo, di una bimba, e son pieno di timori e di paure e di preoccupazioni per lei che ancora non è nata, che non le manchi nulla del necessario ma che sappia chiedere quello di cui ha bisogno, che non sia da meno degli altri ma non se ne senta superiore, che di fronte alla miseria non sia indifferenza ma che sappia sdegnarsi delle miserie.
E soprattutto, smascheriamo la menzogna: Gesù è precisamente uno che la "fede" l'ha ben che definita (Lc 17, 6).
«Quanto più sinceramente ci avviciniamo a Cristo, tanto più diventiamo vicini tra di noi», ci ha lasciato detto Giovanni Paolo II.
E, in questa pagina, ho trovato questo splendido concetto:
In ebraico verità si dice emet, la stessa radice di emunà che vuol dire fede-fiducia. Fa parte della nostra fede credere che la ricerca della verità possa trovare ospitalità nell’animo di tutti, credenti o non credenti, e sapere che la sincerità di chi non ritiene di poter dire di sì a Dio non é inferiore alla nostra. Quanto importa e accomuna è essere convinti che la ricerca della verità non sia tratto secondario del nostro vivere.
Ancora, ti consiglio una lettura di questo blog, che mi pare dia una buona rappresentazione di cosa è fede e di cosa è sovrastruttura umana della fede.
Se poi avrai voglia e tempo, uno sguardo alle scritture ufficiali potrebbe snebbiare alcune cortine fumogene che il "si dice" genera davanti agli occhi della ragione.
Infine, visto che millanta anni fa Sant'Agostino capì che credo ut intelligam e intelligo ut credam, una buona lettura può essere Le prove ontologiche sull’esistenza di Dio.
Buona vita!
Gentile Massimo,
solo due righe per ringraziarti (sei il primo internauta che commenta un post di questo blog marginale) e per scusarmi se solo un mese e mezzo dopo mi accorgo che tu hai scritto rispondendo estesamente a un mio intervento.
Grazie dunque e buona vita anche a te e alla tua famiglia.
:) Sono io che ringrazio te ti averlo letto, solitamente rispondo ai post dei blog se penso che dall'altra parte ci sia chi non lascia lettera morta il mio commento ;)
Poi ho avuto modo di conoscerti di persona, qualche anno fa a Lido (una conferenza sull'Accessibilità in cui tu febbricitante sostituivi uno Scano influenzato...) e già quella volta mi sei sembrato degno di stima, ecco allora che mi è venuto naturale risponderti con il cuore in mano!
Ancora un salutone a te e a tutti gli svizzeri entusiasti come te!
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