domenica 20 maggio 2012

Il verbo fu dopo la cosa

Il verbo màinomai greco uguale
a do di fuori non capisco più niente
non rispondo di me reggetemi se no
rompo tutto o non so

cosa farò – tre sillabe
per forza d'ortografia
per un accento tenute insieme – ma
inomai sguscia via

sfascia il dittongo scatta l'estremità
molla di trampolino
la solitaria sillaba innocente
scherzo nell'aria va

il verbo màinomai parente
di un mad inglese (madding) dell'italiano
matto semplicemente
nei casi meno gravi una manìa

madre mattana che strazia d'allegria
sul mà di màinomai aurorale
uno che vuole volare
e sul selciato si spacca il mento

bocca chiusa senza lamento
in fondo al vuoto cercato per una futile rosa
matto è chiamato – e la sorda
dentale ricorda

che il verbo fu dopo la cosa

Giovanni Giudici, “Il verbo màinomai”, in Autobiologia, Mondadori, Milano 1969

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