giovedì 24 maggio 2012

Un figlio di colorito chiaro

«Se si desidera avere un figlio di colorito chiaro, il quale conosca a mente un solo Veda e giunga normalmente alla fine dei suoi giorni, è necessario che i genitori mangino, prima dell'amplesso, riso bollito nel latte e condito con burro sciolto. Essi saranno così in condizione di generare il figlio desiderato».
Upanisad antiche e medie, a cura di Pio Filippani-Ronconi, Bollati Boringhieri, Torino 1960 (ristampa 1995).

Domani, se me lo ricordo, vado a domandare a mia madre cosa mangiò prima dell'amplesso che condusse alla mia generazione. Sempre che se lo ricordi. Potrei, al momento, azzardare qualche congettura. Non certo riso al latte e condito nel burro, ché il riso è sempre piaciuto poco a casa mia. Fegato impanato e fritto? Trippa alla fiorentina? Uova strappazzate? Pasta al pomodoro? Fagioli all'uccelletto con salsiccia? Tortelli di patate? Rapi con rigatino? Ossibuchi? È probabile. Ed probabile che mio padre mangiò le stesse cose di mia madre, con l'aggiunta di un po' di vino locale.
E la domanda: essi furono in condizione di generare il figlio desiderato? Ma prima ancora: essi seppero in quel momento che stavano generando me? Desideravano me, proprio me, nient'altro che me? Si aspettavano che diventassi ciò che sono, oppure ebbero al momento dei progetti di vita diversi sul mio conto? Mia madre avrà forse voluto fossi femmina?
Boh. Domande inutili. Sono qui, e invece di guardare avanti guardo indietro come se questo mi restituisse il tempo consumato di una vita che in fin dei conti non ho mai cercato che fosse diversa da quello che è. Una vita comoda d'occidente, senza tante voglie di avventura nel circo massimo del mondo. Una vita che cerca di rispondere alla domanda Che ci faccio qui? semplicemente guardandosi intorno, senza l'ansia dei bagagli e di un letto sempre nuovo.

2 commenti:

Minerva ha detto...

Che strana premessa. Mai penserei a cose del genere, mai mi farei queste domande. Il mio "Che ci faccio qui?" non comincia dalla volontà altrui - pur se io sono conseguenza di azioni altrui , bensì dalla mia volontà rispetto a me stessa, ché alla fine la vita è mia, non loro, e me la gioco un po' come mi pare. E tendo a rispondere come Chatwin, in realtà, ma ti assicuro che i 'bagagli' non rappresentano ragione d'ansia (specie se hai solo uno zainetto di pochi chili sulle spalle), così come dormi un po' deve capita, e non sempre in un letto. L'ansia di risposta, poi, è consustanziale al tuo essere, non al viaggio. Già sai che non troverai ciò che cerchi, comunque, neanche con quello :-)

Luca Massaro ha detto...

Sì, vero: credo tu sia nel giusto.
Ma m'incuriosiva provare a spingere più in là il brano delle Upanisad, per vedere come avrebbe agito su di me. ;-)