Se
avessi qualcosa da dirti più di quanto ti abbia già detto, te lo
direi, ma non ce l’ho, quindi mi limito a fare considerazioni sul
tempo, che salvano in calcio d’angolo, soprattutto oggi che siamo
super informati grazie alle applicazioni sul cellulare che riducono
il cielo a cinque/sei pollici di spazio, anche se poi in capo ti ci piove
lo stesso.
E
mi hai detto che arriverà sicuramente il freddo buriano e io ho
contratto le spalle per simulare un brivido, non certo per il bisogno di
un abbraccio - è un periodo che sento le spine addosso, capovolte,
tanto che se qualcuno mi stringe, sento io bucare.
Lasciami
perdere, come un vuoto, o al limite gettami nella differenziata,
scegliendo il contenitore giusto: l’umido è una mia speranza, ma –
lo so – è più probabile tu scelga il vetro, talmente duro son
diventato – e fragile, frantumabile, necessitante nuova cottura e
ristrutturazione per diventare nuovamente bottiglia da messaggi
vacanti che attraversano incolumi gli oceani della comunicazione.
A
cosa mi riferisco? Semplicemente al fatto che, proprio ieri, un
lettore di Houston, Texas, ha visitato una pagina che non ricordavo
di aver scritto, di poi consigliandomi di usare il Cialis. Dici che
sia spam? No, sono io lo spam, ribadisco, epperò, ti prego, gettami
con perizia.
Sai,
queste mattine ho guardato nel fondo degli occhi topazio di una donna
in ritardo, che tentava di scusarsi per questo e io la tenevo in
sospeso apposta con un finto cipiglio, per indugiare in
quello sguardo mestamente implorante comprensione per l’accaduto. E
meno male che quando se ne è accorta si è ironicamente accigliata anche lei, più
di me, inarcando le sopracciglia in modo da riassumere la naturale
posizione di dominio, che voi donne normalmente avete se non ci sono
di mezzo le costrizioni di fede amore capitale e violenza belluina. A
fine sessione ci siamo congedati con un saluto complice e un sorriso
aperto, di quelli che in silenzio riepilogano i possibili
impraticabili, date le circostanze, il daffare presente, gli impegni,
aggiungiamoci pure i doveri – sovrastimati – usati come alibi
soprattutto per mascherare l'accidia, il fatto che la vita
moltiplicata senza servitù al seguito è una vita che sicuramente va
più incontro a rotture di palle rispetto a una vita divisa tra il
sogno e l’impotenza, che la trasformano e traducono in scrittura.
Se
avessi qualcosa in più da dirti la terrei di conserva, per spalmarla
su queste pagine semi pubbliche in modo tale da elaborare pensieri
fintamente complessi, facilmente riconducibili a una voce e quattro
accordi se solo sapessi e cantare e suonare insieme. E invece c’è
rimasto soltanto un dimesso silenzio in cui le parole si rarefanno e trasformano in una nebbia sottile dove non so fare altro che danzare.
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