lunedì 9 luglio 2018

No tatoo 3

Il top smanicato lasciava, oltre alle braccia, anche metà busto scoperto e tuttavia coperto da svariati segni, disegni, simboli, scritte, tra quali spiccava, sul braccio destro, un verso di Sandro Penna declinato al femminile: «Io vivere vorrei addormentata / entro il dolce rumore della vita». 
Bruno restò un attimo incantato e non si accorse che lei gli aveva messo sotto il naso la bolla di accompagnamento dell'oggetto che doveva ritirare. «Firmi qui», gli indicò la commessa e lui, prima di farlo, ebbe l'ardire di osservare indicando con lo sguardo la scritta tatuata sul braccio, «Bello questo verso di Penna», al che lei rispose che non era una frase scritta a penna, bensì tatuata veramente, e per dimostrarlo si leccò le falangi di indice e medio della mano sinistra che strofinò, poi, sul verso di Penna per fargli vedere che non si cancellava.
«No, mi scusi, mi sono spiegato male: intendevo bella la frase scritta dal “famoso” poeta italiano Sandro Penna».
«Sul serio esiste un poeta che si chiama così? Una ragione in più per dare dello stronzo bugiardo al mio ex fidanzato. Già. Lui mi ripeteva spesso quella frase, perché - diceva - rappresentava bene il mio carattere. Tanto fu che mi convinse a farmela tatuare sul braccio, giusto pochi giorni prima di scoprirlo a sbocchinarsi («dolce rumore della vita») con il mio migliore amico», si sfogò la commessa, diventando tutta rossa. «Mi scusi, mi sono lasciata andare».
«Non si preoccupi» la rassicurò Bruno con un mezzo sorriso, aggiungendo che non era un caso, forse, che il suo ex le ripetesse spesso quel verso del poeta.

Non si era preoccupata. Senza indugio gli porse nuovamente la bolla da firmare.

Di solito, Bruno firmava scrivendo la lettera maiuscola iniziale del suo nome come alle elementari, una B bella grossa, tondeggiante, che dava voglia più di toccarla che di pronunciarla. Questa volta, invece, la B gli uscì incerta, tremolante, vizza, tanto che la r non riuscì ad attaccarvisi, sorpresa quasi dall'inaspettato svezzamento. Anche la u gli venne male, con una sorta di restringimento tale da farla sembrare più simile a una i. E infatti: «Non è molto leggibile la sua firma: lei sarebbe il vettore, signor Brino?»

«Brno».


Nessun commento: