sabato 7 luglio 2018

Tonno rosa, uomo nero, mutande rosse

Su un barattolo di filetti di tonno rosa - marca italiana - ho notato prima l'imprescindibile "seguici su" con le quattro icone che rappresentano i social principali (facebook, twitter, instagram, youtube), e poi, in basso, scritto piccolissimo, ho verificato che la provenienza del tonno e lo stabilimento di produzione si trovano in Ecuador.
Naturale più del tonno, quindi, è stato pensare quanto sia più semplice al tonno rosa ecuadoregno attraversare un oceano, tanto quanto è complicato e rischioso agli uomini e donne neri attraversare un mare.

Mentre per il tonno rosa c'è ampio spazio tra gli scaffali dei nostri supermercati occidentali, per l'uomo nero ce n'è meno, i pochi disponibili già occupati dai questuanti all'ingresso degli stessi che si offrono per semplici servigi, tipo «ti riporto il carrello a posto e prendo l'euro», tipo «vuoi comprare questo o quello», tipo «se mi lasci qualche spicciolo, stasera mangio».

Sia pure di diverso tipo, sia l'uomo nero sia il tonno rosa sono merci, con la differenza che, per le risultanze del sistema economico e produttivo vigente, il tonno è più facilmente commerciabile, ha una piazza migliore sul mercato. L'uomo e la donna neri, invece, hanno una smerciabilità più difficoltosa, destinata soprattutto a lavori di bassa qualificazione e alta fatica (beninteso, anche la maggior parte degli uomini e delle donne bianchi-e sono merce; di più: tutti coloro che, per vivere, sono costretti a vendere la loro forza e/o capacità di lavoro lo sono (mentre non sono merce quegli uomini e quelle donne che hanno il potere di comprarla, dirigerla e sfruttarla tale merce umana).

Premesso questo, più della maglietta oggi trovo sia opportuno indossare delle mutande rosse. 

A scanso di equivoci, io, ne avessi facoltà, farei diventare italiani tutti. In altri termini: offrirei a tutti coloro che la richiedono cittadinanza italiana, carta d'identità e tesserino sanitario per tutti. Credo questa mossa politica spiazzerebbe tutti i partner europei e anche l'America, la Russia, la Cina. L'Italia, da circa sessanta milioni di abitanti, nel breve volgere di un decennio, raggiungerebbe a cento e passa milioni di abitanti. «Prima gli italiani» dopo, forse, avrebbe un senso perché non avrebbe più senso: un'autentica svalutazione della cittadinanza, ossia della nazionalità.
«In tutte le rivoluzioni sinora avvenute non è mai stato toccato il tipo dell'attività [economica e produttiva] e si è trattato soltanto di un'altra distribuzione di questa attività, di una nuova distribuzione del lavoro ad altre persone, mentre la rivoluzione comunista si rivolge contro il modo dell'attività che si è avuto finora, sopprime il lavoro e abolisce il dominio di tutte le classi insieme con le classi stesse, poiché essa è compiuta dalla classe che nella società non conta più come classe, che non è riconosciuta come classe, che in seno alla società è già l'espressione del dissolvimento di tutte le classi, nazionalità, ecc. [...] che tanto per la produzione in massa di questa coscienza comunista quanto per il successo della cosa stessa è necessaria una trasformazione in massa degli uomini, che può avvenire soltanto in un movimento pratico, in una rivoluzione; che quindi la rivoluzione non è necessaria soltanto perché la classe dominante non può essere abbattuta in nessun'altra maniera, ma anche perché la classe che l'abbatte può riuscire solo in una rivoluzione a levarsi di dosso tutto il vecchio sudiciume e a diventare capace di fondare su basi nuove la società». Marx-Engels, L'ideologia tedesca: Feuerbach, 1846, Editori Riuniti, Traduzione di Fausto Codino.

Nessun commento: