sabato 23 novembre 2019

Come stanno le cose

Credo che per capire esattamente come stanno le cose, occorra osservare attentamente dove stanno le cose; e solo dopo tale verifica scrupolosa si possa azzardare una risposta. Perché le cose non sono tutte come i mobili o i soprammobili ricoperti di polvere, che stanno fermi in una stanza di una casa qualsiasi dove abita la persona che li ha posizionati, poi è morta e i gli eredi che si contendono la casa non possono toccare niente per volontà della persona defunta finché essi non troveranno un accordo - e non lo troveranno perché sono persone avide che credono di sapere come stanno le cose, anche se non lo sapevano, non lo sanno e non lo sapranno mai. 
Piuttosto, se le cose fossero mobili e soprammobili, sarebbero come i mobili e i soprammobili esposti nei saloni espositivi di Ikea: basta andarci tre, quattro volte all'anno per accorgersi di come le cose, che prima credevi in un posto, invece, cambino di posto, addirittura molte spariscano e tocchi domandare al personale di servizio dove possano essere state messe. «Ci dispiace signore: questa cosa è fuori catalogo». Fuori catalogo una cosa? Ma vi sembra questo il modo di trattare le cose? Le producete - e all'inizio sembra che ci siano solo loro al centro del mondo, belle, in vetrina, in promozione; e poi, via, le fate sparire dalla circolazione, ma non per essere messe all'ammasso dove tutti potrebbero beneficiarne e usufruirne; no, ma perché debbano essere dimenticate, seppellite, arrugginite, allontanate dal loro valore d'uso. Piccole, grandi cose perdute, che ci mancate da morire, adesso che sapremmo cosa dire, adesso che sapremmo cosa fare, adesso che...

3 commenti:

Marino Voglio ha detto...

e adesso, che?

Olympe de Gouges ha detto...

lo sai bene, furbacchione, che prima di essere cose, ossia valori d'uso, nel rutilante mondo dove domina il capitale le cose vengono prodotte in quanto merci, ossia in quanto valori di scambio, e che il capitale ha bisogno di rinnovare in continuo il proprio catalogo, produrre sempre a costi più bassi e competitivi, dunque ridurre al minimo la quantità di lavoro umano in ogni singola merce, produrre sempre più merci nella stessa unità di tempo, ecc. ecc.. Perciò il capitale ha sottomesso la scienza e la tecnologia ai suoi scopi. Lo sviluppo che ne consegue è il lato positivo del capitalismo, il solo.

Luca Massaro ha detto...

@ Marino
adesso che... chissà se continua sto raccontino parabolico.

@ Eh, tu mi sgami... non è facile tentare di far "letteratura" a partire dalle prime, memorabile pagine del Capitale.