sabato 18 gennaio 2020

Zum Zum

«Dopo una vita passata a fare tutt'altro, negli ultimi anni mi sono occupato di istruzione. Lo dico non per conferire autorevolezza alle mie argomentazioni, ma per testimoniare che sono sensibile al tema scuola-lavoro, e che lo riconosco come criticità principale della scuola italiana, da sempre. Infatti, quando dico che la scuola statale italiana era - ripeto, era - la migliore, mi riferisco all'istruzione preuniversitaria.»
Riporto qui un passaggio di un lungo commento a un post di Olympe de Gouges, non per polemizzare con l'autore (Erasmo), ma per dire quanto segue:

All'assunto: «La scuola statale italiana era - ripeto, era - la migliore», mi sembra legittimo domandarsi: se lo fosse ancora, la migliore, a cascata, basterebbe questo a fare dell'Italia un paese migliore?
Attenzione: non voglio con questo trovare alibi alle mancanze, ai difetti della scuola statale di oggi rispetto a quella di un tempo (segnatamente: del Dopoguerra fino al... '68?).
Ma che cosa della società odierna è migliore rispetto agli anni del Miracolo economico?
La Fiat è migliore? L'Olivetti c'è più? I media (editoria e tv) sono migliori? Il cinema, la letteratura, la musica, l'arte in genere sono migliori e memorabili? Lo Stato (politica e apparati) sono migliori e capaci di fare politica (ad es.: si saprebbe costruire l'Autostrada del Sole in due anni?)? L'elenco potrebbe continuare.

Io credo che la scuola statale italiana non sia che un riflesso della società italiana: e sia chi ne fa parte da utente (studenti e genitori), sia chi da lavoratore della conoscenza (per riprendere i termini di una sigla sindacale), non fa che rispecchiarlo.

Ripeto: il mio non vuole essere un discorso riduzionista e (auto*) assolutorio: semplicemente, credo che qualsiasi intento riformista della questione scuola faccia da pendant al riformismo tout court. Per cui, sia concessa pure la reintroduzione obbligatoria nei corsi di studio della scuola dell'obbligo della Leggenda del Piave, con una variante minima, però:

Il Piave mormorò:
ragazzi l'è maiala.
zum zum


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* auto perché sono un lavoratore della conoscenza di soreta.

2 commenti:

siu ha detto...

Non fa(i) una piega.

Olympe de Gouges ha detto...

molti non erano nati e moltissimi non si ricordano più com'era la scuola negli anni 50 e 60. oggi è troppo burocratizzata, questo sì.
e poi dire "scuola", "insegnante", "genitore", è come dire "popolo" o "pastasciutta". generalizzare non sempre aiuta l'analisi.
sulla base della mia esperienza di discente e genitore, credo che una migliore selezione del corpo docente andrebbe fatta. quanto ai genitori, purtroppo ci dobbiamo tenere l'esistente, che mediamente è scadente e iperprotettivo. genitori che non capiscono che non tutto è lecito, che quando serve, quando il dialogo non funziona più e non se ne può fare a meno, allora uno scapaccione può diventare propedeutico di creanza e salute. e se a darlo è la maestra, non facciamone un dramma. e però vedo già molte sopracciglia alzate e sventolio di carte bollate.