lunedì 2 agosto 2021

Dello scrivere

 Scrivere è diventato uno strumento rassicurante per mantenere una certa stabilità cerebrale, per dare ai neuroni un attimo di respiro, di ordine, di tregua all'incessante frullio che, in certi giorni, li scompiglia.

- Era meglio quando ti si scompigliavano i capelli, quando ce li avevi tutti e ce li avevi lunghi.
- Era meglio, già. Scrivevo poco, scrivevo meno, scrivevo e restava nei quaderni o poco più. Raramente la scrittura andava in cerca di pubblico, casomai sotto forma di voce, in estate, durante alcuni reading di poeti uggiosi (stasera ho rivisto un poeta d'Arezzo, non l'Aretino, ma il Filippo Nibbi, con il quale ebbi l'onore, dopo di lui, di leggere un brano che fu apprezzato ma non premiato - già qualcosa, non ebbe neanche lui il premio, ma lo ebbe la figlia dell'organizzatrice che scrisse una poesia su un senegalese che faceva l'elemosina in Santa Croce).

Ma vuoi bestemmiare? Avversativo.
Intuivo che la sinistra era qualcosa che non faceva per me, ma non ci volevo credere sino in fondo che la sinistra italiana fosse sordida, sorda, suzza, vizza, lezza, 'a schifezza.

Scrivere è diventata presenza.

3 commenti:

Franco Battaglia ha detto...

Scrivere è ossigeno.

Luca Massaro ha detto...

verissimo, Franco, anche se io non trascurerei il fatto che, sovente, è - vivaddio! - anidride carbonica.

Anonimo ha detto...

Abbiamo bisogno di tutto, anche del rovescio della medaglia, almeno per rivalutare le nostre forze di reazione o di non rassegnazione che è spesso la vera malattia della umanità sana di questo paese. Ognuno usa le "armi " che ha, anche scrivere ed esprimere le proprie contrarietà o le proprie condivisioni. Mai accettare di subire mostrando l'unica offesa alla giustizia morale che è l'INDIFFERENZA.
Francesco