martedì 1 marzo 2022

Agonie inutili

Non sto bene, anche se sto bene, tutto sommato; non patisco la fame, o le bombe; al momento neanche farmaci in corpo che non vorrei assumere per la patria, nemmeno le bombe vorrei per quello, purtuttavia, il Drago che ci governa impone certe cose che mi aggrinzano lo stomaco, aggravano la respirazione, e stringo i denti come quando sfrego le unghie contro l'ardesia della lavagna.
I miei genitori, miei ultimi testimoni del tempo dell'ultima guerra, sono morti e mi sento tanto orfano, sebbene sia io stesso, a mia volta, genitore. Quando, da giovane, vivevo alla televisione gli accadimenti bellici, mi sentivo in un certo senso meno insicuro, forse perché loro la guerra l'avevano vissuta. Così come l'aveva vissuta, almeno nei ricordi, chi allora ci governava. Adesso sono tutti ominicchi senza memoria, senza un minimo di senso dello Stato svincolato - anche solo per cinque minuti - dalla sua condizione di Cliente del Grande Impero.
Più che altro mi sento incapace di rappresentare la figura di qualcuno che sappia almeno trovare un appiglio, una giustificazione, una scusa per quello che sta accadendo. Forse l'unica maniera seria con la quale potrei dimostrare concretamente quello che penso, sarebbe avere per un attimo l'opportunità di prendere per il collo i becchi d'oca del governo che vanno in parlamento a conferire perché l'articolo undici della costituzione non conta una sega, tanto quanto non contano gli altri, non conta un cazzo di nulla, e chi comanda fa quello che cazzo gli pare. Oh, quanto vi vorrei sbranare...
Che agonia! Ma forse è meglio così: data l'insignificanza fottuta di essere umani, provo ad aspettare Godot a modo mio, concentrandomi pochi minuti al giorno sul filo del respiro, l'atto esistenziale primario, quello che ci inaugura al mondo, con un pianto e un lamento e la richiesta di un seno o un rifugio (non anti-atomico: quelli sono già tutti occupati) al quale ci si attacca per essere nutriti e consolati foss'anche solo per un po'. 
«Voilà l'homme tout entier, s'en prenant à sa chaussure alors que c'est son pied le coupable». 
Sameul Beckett, En attendent Godot  

 

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Tu che parli spesso con Dio chiedigli perché i governi che durano più a lungo sono sempre quelli di uomini dotati di gran teste di cazzo.

Luca Massaro ha detto...

Sarà mia cura telefonarGli una di queste sere.

Anonimo ha detto...

Grazie è stato solo l'impulso di un momento in cui ci si chiede perché ancora si pensa che la guerra possa risolvere i problemi, ma con tali teste non si ragiona, scusami.