![]() |
[Ansia] |
domenica 11 luglio 2021
Ancora
lunedì 24 maggio 2021
Per non soccombere alla follia oggettiva
![]() |
a duecento metri dall'arrivo della 24 |
giovedì 4 febbraio 2021
Le temps retrouvé
domenica 23 agosto 2020
La direzione dello sguardo
«forse in paesaggi toscani ai tempi dei guelfi e dei ghibellini [su uno] scenario mobile come la luce che scorre sulla battaglia fra due nuvole nere, denudando e occultando reggimenti e retroguardie, scontri faccia a faccia con pugnali o alabarde, visione anamorfica data solo a colui che accetti il delirio e cerchi nel profilo della giornata il suo angolo più acuto, il suo coagulo tra esalazioni e defezioni e gonfaloni»¹
![]() |
Piana di Campaldino e, sullo sfondo, il Castello di Poppi |
¹ Julio Cortázar, Un tal Lucas,
sabato 22 agosto 2020
La banalità del correre
lunedì 10 agosto 2020
Correre sette
7. «Come ho detto, in luglio ho corso trecentodieci chilometri». Io no: io ne ho corsi quasi la metà, centoquarantotto per la precisione. Ciò nonostante, come Murakami per i suoi 310, anch'io ritengo che i miei 148 non siano un risultato disprezzabile. «No, nient'affatto disprezzabile».
«Quando ho allungato la distanza, ho cominciato a dimagrire: in due mesi e mezzo ho perso sette libbre ed eliminato il grasso che aveva cominciato ad accumularsi intorno alla pancia. Sette libbre sono più di tre chili. Immaginate di andare dal macellaio, comprare tre chili di carne e tornare a casa a piedi con il pacchetto in mano. Tanto per farvi un'idea concreta di che peso costituiscano. Al pensiero che me li ero portati addosso per tutti quegli anni, mi sentivo piuttosto confuso».
Aldilà del fatto che, primariamente, per un giapponese sarebbe stato più opportuno scrivere subito chili e non libbre (si fottano gli americani con le loro libbre, i loro galloni, le loro miglia e i loro fahreneit); e, secondariamente, per un romanziere supporre che i chili che abbiamo addosso non siano fatti soltanto di carne ma anche di altre componenti (liquide, solide e aeriformi: vi è mai capitato, per esempio, di sentirvi più leggeri dopo un rutto o un peto, o anche, meno prosaicamente, di percepire il peso della propria anima?); anch'io, da quando ho cominciato a correre, ho perso un paio di chili - e per me sono tanti, giacché ne ho pochi addosso -, e dai miei 62 (!) sono sceso a sessanta (!!). Sono magrissimo: se fossi un pugile sarei tra i superpiuma e i leggeri, ma siccome andrei subito ko, diciamo che sono un peso risorto: asceso al cielo a la mancina del pater, m'involo come un amata phegea (o paraculo, come si chiama la fegea dalle mie parti) e, sebbene sia facile da acchiappare, al primo refolo di vento, appunto, ascendo (Nabokov, aripijame te).
A proposito del mio peso, della mia costituzione o consistenza: potrei adesso fare una digressione che mi porterebbe lontano assai dal presente ordinario autoritratto di un blogger che s'è messo a correre. Purtuttavia - sarò stringente come una XS - qualche parola occorre scriverla - e la scriverò, sì, sì, ma prima devo auto-complimentarmi dell'impresa compiuta ieri: diciassette chilometri (con una sola pausa di 30 secondi a fine andata per orinare) di corsa (trail running) durante la quale ho percorso in poco meno di due ore (1h 59' andata e ritorno), un tratto del Sentiero 00, sul crinale montano dell'Appennino tosco-romagnolo che Dante chiamò il Gran Giogo (la Giogana, Purg. V). «Bravo Massaro, che bestia». «Grazie».