domenica 23 settembre 2012

«O la Chiesa ne esce trionfante o perisce»

Ok, parlo per suggestioni, luminose od oscure che siano non importa. È per restare in tema col precedente mio post e per agganciarmi all'epilogo di un'appendice di un post di Luigi Castaldi, che riporto:
«Potrà il successore di Giovanni Paolo II fare altrimenti? No, anche volendo. Questi 40 anni dal concilio Vaticano II sono stati la storia di questo no. Papa Luciani stava offrendo il fianco della Chiesa a un altro fraintendimento, il «Dio mamma», e la Provvidenza provvide. Non saranno tollerate altre distrazioni, siamo alla resa dei conti. O la Chiesa ne esce trionfante o perisce.»
Ecco, non hanno capito, o meglio: hanno capito benissimo, ma non vogliono, non possono volerlo: per forza, sono maledettamente terrestri, mica figli di Dio. Non sono agnelli sacrificali mansueti, ma bestie diverse, spesso feroci, predatori che resistono, anche se, oramai, hanno le palle sgonfie (soprattutto in Occidente).
Tuttavia, l'hanno capito e lo sanno, perché si fondano su Colui che si è lasciato crocifiggere, si è lasciato uccidere affinché si compisse la verità della vittima, la verità di tutte le vittime faccia ai persecutori. Lo sanno, cazzo, lo raccontano tutti i santi giorni, in tutte le sante messe, che Gesù si è lasciato sacrificare nonostante fosse innocente, per seguire la volontà del Padre, affinché fossero rivelate le cose nascoste sin dalla fondazione del mondo, ovvero mostrare che ogni potere si fonda sulla vittimizzazione di qualcuno - e, infatti, al potere religioso e al potere politico (locale o colonizzatore) di quei tempi, serviva un colpevole sul quale canalizzare la rabbia della folla incazzata.

La faccio breve: «o la Chiesa ne esce trionfante o perisce», significa, paradossalmente, che se la Chiesa trionfa perisce; invece, se perisce - ovvero se si lascia completamente destrutturare, dalla testa ai piedi - forse ha una qualche possibilità di riscatto, cioè di salvezza, dunque di resurrezione.
Affidarsi alla Croce, veramente. Portarla interamente sulle spalle e non per finta. Eliminare tutte le putride incrostazioni di un potere millenario corrotto e infido.
Puf, svanire, un grande botto e via - e San Pietro diventa soltanto un luogo del ricordo, come un tempio Inca o Maya, una piramide, una ziggurat.
Dimostrare al mondo che si può si vivere senza religione, liberi, svincolati, soli. Operare il bene senza nessun'altra prospettiva che far godere il prossimo hic et nunc (ve l'ho anticipato che erano suggestioni le mie).

Ad ogni modo, sono comprensibilissime, umane troppo umane, le reticenze della Chiesa a lasciarsi sacrificare: non è facile rinunciare al proprio ruolo, dismettere il proprio potere, la propria influenza.
Ma vabbè, siamo fatti per vivere in un mondo imperfetto e la Chiesa è maestra e madre di ogni imperfezione. Basta uscire fuori di casa e fuori di scuola per vederle tutte.

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