mercoledì 7 novembre 2012

Il bastardo non entrerà nella comunità del signore*

L'Osservatore Romano dà notizia del messaggio del Papa a Barack Obama:
«Nel messaggio il Papa fa i suoi auguri al presidente per il nuovo mandato, e assicura le sue preghiere a Dio perché lo assista nelle sue altissime responsabilità di fronte al Paese e alla comunità internazionale e affinché gli ideali di libertà e giustizia che hanno guidato i fondatori degli Stati Uniti d'America continuino a risplendere nel cammino della Nazione.»
«Affinché gli ideali di libertà e giustizia... continuino a risplendere nel cammino della Nazione». Bello, condivisibile. Tuttavia, immagino che, se avesse vinto Romney, il Papa si sarebbe sdato di più e avrebbe fatto un discorso più fervido e gioioso, che avrebbe avuto ampio risalto nel giornale dello Stato di cui è capo, giornale che lo avrebbe riportato tutto anziché stocazzo di riassunto striminzito.
Prova ne sia (oltre a quanto mi riferisce Claudio nei commenti al mio post precedente) che, in occasione delle presidenziali, da bravi figli di Maria e fratelli di Gesù, i vescovi americani - ne dà notizia sempre l'Osservatore, proprio sotto il messaggio augurale del Papa - hanno aperto un sito internet dal titolo firstamericanfreedom, dov'è
«possibile trovare informazioni, preghiere, spazi di confronto e indicazioni per supportare la campagna di sensibilizzazione che l’episcopato ha avviato a seguito soprattutto degli interventi federali che favoriscono pratiche abortive e impongono limitazioni alla libertà di coscienza delle istituzioni, organizzazioni o anche delle singole persone che intendono rispettare i propri convincimenti morali e religiosi. Il contrasto si è particolarmente acutizzato negli ultimi mesi, a seguito della decisione dell’amministrazione di obbligare tutti i datori di lavoro, anche gli enti a gestione religiosa, a offrire piani assicurativi ai propri dipendenti che includano anche rimborsi per la contraccezione e la sterilizzazione».
Ora, quanto infici la libertà religiosa obbligare i datori di lavoro, anche di enti religiosi, di «offrire piani assicurativi che includano anche rimborsi per la contraccezione e la sterilizzazione», questo dovranno spiegarlo alla Corte Costituzionale statunitense. Offrire un pacchetto assicurativo con dentro tali pratiche, non significa che, necessariamente, gli assicurati debbano sottoporvisi. Il problema, semmai, per gli enti religiosi è di selezionare personale lavorativo che professi la stessa fede e segua gli stessi precetti religiosi. Per esempio, per coloro che seguono la Bibbia, vale Deuteronomio 23, 2
«Non entrerà nella comunità del Signore chi ha il membro contuso o mutilato»
Quello che mi colpisce, tuttavia, è scoprire come la riforma sanitaria voluta da Obama sia così lungimirante nell'includere tali rimborsi persino a chi lavora negli enti religiosi; in fondo, tale previdenza assicurativa, in certi luoghi di lavoro, è molto, molto utile, sia per il personale laico, sia per quello religioso: infatti, da un punto di vista epidemiologico, la contraccezione e la sterilizzazione tutelano non solo coloro che vi si sottopongono, ma altresì coloro i quali si rivolgono al personale degli enti religiosi con fiducia, soprattutto per quegli individui che ancora non hanno superato la pubertà.
In buona sostanza: se, per esempio, i capi-scout in oggetto si fossero seccati i coglioni con l'assicurazione medica, probabilmente** non avrebbero esercitato «decine di migliaia di violenze sui ragazzini di ogni età» (e chissà, forse, avrebbero usato i preservativi se glieli passava la mutua).

* Deuteronomio, 23, 3
 **Sempre che la sterilizzazione maschile provochi impotenza.

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