Quarant'anni: la vita da precario
e per fortuna che so un po' d'inglese
così che anche questo mese
ho avuto quattro soldi di salario.
Le marchette non le metto
che mi frega: la vita è corta.
A casa, a rifarmi il letto,
c'è mia madre che ancora non è morta.
Mi spiego senza ali e cado a terra
nei giorni perso a vendere me stesso
per continuare a essere me stesso
finché non sarò messo sottoterra.
Quello che faccio non certo mi appartiene
le mani mie non sanno quel che fanno
e se lo fanno perché è quello che conviene
a chi non ha altro da dare se non il danno
d'esser nato per riprodurre una ragione
che ha il torto marcio d'esser dominante:
se non lavori non avrai il contante
e se non paghi, niente digestione.
Io quando vedo quei cinque o sei denari
pagarmi tutto il tempo consumato,
penso che neanche più i somari
vivono omai il lavoro come un fato.
Fondata sul lavoro: è una minaccia
più che una promessa di liberazione
perché quando lavoro la mia faccia
è uguale a quella di chi sta in prigione.
Vorrei scappare e cercar fortuna
in qualche luogo dove tutto questo
deve ancora cominciare: un pretesto
perché mi si spedisca sulla Luna
a sbandierare ai datori di lavoro
voi non mi date un cazzo, prendete e basta:
prendete questa vita per voi e la casta
che dice votami e vedrai quant'oro
domani se sarò eletto ti sarà dato.
Inizia e finisce qui la mia sovranità
il solo misero potere di re scornato
che per esistere deve sperar di laurà.
1 commento:
Io quando vedo quei cinque o sei denari
pagarmi tutto il tempo consumato,
penso che neanche più i somari
vivono omai il lavoro come un fato.
Fondata sul lavoro: è una minaccia
più che una promessa di liberazione
perché quando lavoro la mia faccia
è uguale a quella di chi sta in prigione.
queste due quartine mi sono piaciute anche di più, buon lavoro caro
Posta un commento