sabato 27 aprile 2019

Ma nemmeno tanto

«Non riesco più a parlare in generale, figuriamoci al colonnello» - si manifesta così, improvvisa, la mia indole antimilitarista. Ma se mi concentro, se divento serio e non mi lascio prendere, come spesso mi lascio centrare, dal bersaglio, allora, forse, riesco a espettorare un pensiero che mi è sorto dentro poco fa, in auto, ascoltando una canzone che potevano essere cinque sei anni che non la ascoltavo, perché ascolto pochissima musica, quasi tutta passiva, che entra di qua ed esce di là, ma, per farla breve, poco fa, in auto, a velocità moderata e, dintorno, le luci della notte (fari sfreccianti compresi), è partita una canzone che, in una strofa, dice:
«...e ho avuto un po' paura, ma nemmeno tanto».
Ecco. Nemmeno tanto. La beata insensibilità della mezza età (se è mezza, forse un po' più di mezza).

Oggi è morto un compagno di scuola delle elementari. Il primo dei compagni di scuola delle elementari che è morto. Nella notte, un infarto.
Non che ci frequentassimo, non che fossimo amici; restava soltanto - le rare volte che ci incontravamo - una reciproca simpatia, una salutarsi volentieri, uno scambiarsi una benevola battuta sui nostri rispettivi stati sociali (il mio "lavorare poco" di battistiana/mogoliana memoria; e il suo "lavorare molto" da imprenditore edile sul campo).

E sono andato alla stanza mortuaria dov'era esposto e ho visto il suo corpo e «ho avuto paura, ma nemmeno tanto».

Questo... non so come dire, vado per tentativi: questa insensatezza della vita che stenta a prendere forma e che forse una forma la assume nel momento esatto in cui diventa morte. Questo girare intorno collettivo, intorno a che?, questa smania, smania di che?, questo daffare continuo, per fare che?, questo salvinismo di oggi, il renzismo di ieri, il berlusconismo di ieri l'altro, questi decenni che sfuggono tra le dita come sabbia - perché continuiamo a prenderci per il culo e rifuggiamo quello che sappiamo, in una privata sconsolatezza, quando dovrebbe essere cantata notte e giorno l'insensatezza insita nelle nostre vite? 
Guardiamoci e - per quanto ne siamo capaci, per quanto può quel tanto di gentilezza che dentro noi ancora resta - ...e sorridiamoci. E salutiamoci sempre prima di andare via perché... perché non c'è spiegazione.


3 commenti:

Marino Voglio ha detto...

si avvicina l'autunno. è fisiologico, nun ce penza'.

Luca Massaro ha detto...

No, nun ce penzo nemmento tanto.
:_*

Unknown ha detto...

Cielo, come lo dici bene!