mercoledì 17 aprile 2019

C'erano

C'era lei. C'era lui. Insieme c'erano, si davano di gomito, lustravano credenze, falsificavano passi, valicavano porti, pronti a essere più che a divenire, perché si sapevano imprecisi e si accontentavano delle loro imperfezioni. E stavano, quando capitava, sugli stipiti a osservare pubblici servizi o ad aspettare impiegati usciti dal loro ordine di servizio. In quanto. Intanto, coglievano tarassachi per illuminare i volti spenti dalla tristezza vespertina. O leggevano etichette dei prodotti in scatola per immaginare luoghi di provenienza. O anche fischiavano nelle trombe delle scale canzoni diverse, perché andavano d'accordo su tutto fuorché sulla musica, cosicché non c'era una loro canzone a sancire, ma molte a dividere. Per questo, tra loro prevaleva sempre la conversazione o il silenzio, il beato, il riconciliante, la condizione più propizia per le intuizioni. Ecco, lei e lui si intuivano, aveva ciascuno contezza dei pensieri dell'altro senza che questi fossero espressi. E, infatti, lui e lei stavano scrivendo un romanzo insieme, ce l'avevano tutto in testa, trama e personaggi, ed erano persino convinti che esso avrebbe avuto un buon successo editoriale, se solo avessero preso la briga di scriverlo. Ma rimandavano. O meglio: aspettavano una risposta da un paio di editori importanti, ai quali avevano inviato le bozze in bianco dei loro pensieri non scritti. Rispose Mondadori perché fiutò il caso editoriale, dicendo loro che erano disposti a pubblicare il loro romanzo purché si stampasse subito, di modo che avesse da essere pronto per la prossima, imminente, edizione del Salone del Libro di Torino. Trovassero un titolo, al resto avrebbero pensato loro. Andarono a Segrate e firmarono un contratto. E proposero un titolo: C'era lei. C'era lui. Insieme c'erano...

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